Bukowski in cerca di editore

On 17/08/2012 by alecascio

Visti i recenti commenti che girano per forum e per blog sul web e visto che la sezione “Bio e contatti” secondo i dati Histats è visitata solo dal 5% di voi, l’autore del post (io) ci tiene a precisare che questo non è un attacco vero e proprio agli editori e agli agenti, ma un messaggio di positività e speranza, un gioco, uno scherzo che non vuole sminuire il lavoro delle persone citate. Il messaggio è che il bello è relativo, così come il brutto, che chi opera nell’ambito editoriale è solo gente con gusti personali e conoscenze limitate alle proprie letture. Inoltre, visti i recenti commenti, l’autore del post (sempre io) vi invita a controllare la sezione Bio e contatti del blog per assicurarvi che non è per ripicca che ha scritto questo post, ma per semplice e puro divertimento, in quanto non ha e non ha mai avuto problemi di pubblicazione e opera nel settore editoriale e cinematografico da 14 anni.
Grazie a tutti.
Alessandro Cascio

 

Attenzione: i contenuti di questo articolo corrispondono al 100% a verità. Le prove di ciò che è scritto sono contenute nelle mie e-mail e nessuna parola è stata aggiunta od omessa.

Un ragazzo di nome Gianni vuole scrivere. Ha 15 anni e vuole specializzarsi in romanzi di genere e commedie, mi chiede di insegnarglielo. Poi mi dice che potrebbe pubblicare con una casa editrice a pagamento, ma che non vuole perché uno scrittore diventa tale quando riesce a passare le difficili selezioni con agenti ed editori, persone di cultura e che s’intendono di letteratura.

Gli rispondo: “Gianni, io mica ci credo tanto a sta cosa”
“Perché?” mi chiede.

Perché. Ecco, perché, Gianni piccolo sognatore di pastafrolla:

Charles Bukowski in cerca di editore.

Scarico in formato .pdf una copia dell’E-Book piratato di Charles Bukowski: “Storie di ordinaria follia”.
E’ il libro più famoso dell’autore, milioni di copie vendute in tutto il mondo, tradotto in più di trenta lingue, ne hanno tratto lungometraggi, corti e fumetti. Non è “Niente canzoni d’amore”, è “Storie di ordinaria follia”.
Lo tramuto in documento word con acrobat reader, ci metto sopra il mio nome, elimino tutti i riferimenti a Charles Bukowski sostituendo il nome dell’autore con il nome fittizio di Ector Shovinskij e cambio il titolo in Girls and Trash (in onore a Women e Pulp). Cambio il titolo a ogni racconto, ma lascio il testo invariato. Ne faccio un bel manoscritto e mando a una rappresentanza della alta, media e piccola editoria. Non mando curriculum, mi presento come scrittore alle prime armi. Poi aspetto sei mesi, vivo la mia vita ed ecco che pian piano arrivano le risposte.

Il primo a scrivermi è un certo Fabio Magnani, un agente che prontamente mi risponde che ancora sono “grezzo, che dovrei concentrarmi più sul testo prima di mandare e che non è interessato a rappresentarmi”. S’incazza anche, stanco di questi scrittori in erba che gli fanno perder tempo. Ovviamente lui non ha idea di aver appena mandato a quel paese la storia della letteratura mondiale, ma io non glielo faccio sapere, ringrazio e vado avanti.
Mi scrive Silvia Cecchini, si occupa di Audiolibri, quasi offesa mi dice: “Ma come può pensare che un libro misogino possa piacere? Non leggo queste cose”.
Mi scrive una delle più quotate agenzie letterarie italiane, lei è l’agente di Susanna Tamaro, la chiamano la rossa americana. E’ Vicky Satlow della VS Literary Agency.
“Carissimo signor Cascio” mi scrive, “i suoi racconti non hanno toccato le nostre corde, si rivolga a qualche altro che possa apprezzare il suo stile letterario”.
La Liux edizioni mi mette in sordina, la Eiffel Edizioni mi comunica che il libro non ha superato la loro commissione di lettura, così fanno quelli delle Edizioni Eo.
Fernandel mi dice di no, me lo dice così: “Ci dispiace ma abbiamo scelto di non pubblicare i suoi racconti”.
Cicorivolta mi dice di no, s’incazza perché quel libro è un’americanata, che se sono di origini americane e mi piace scrivere della mia terra, dovrei andarmene, perché qui si scrive di pane e salame. Cico’s è u tipo in gamba, davvero Storie di ordinaria follia è un’americanata, mica c’ha torto.
Un’agenzia che fa E-Book mi dice di no: “Non siamo interessati”, un altro mi dice che per vedere meglio dovrei lasciar stare i racconti e scrivere saggi. Stefano Braghi agente mi dice che dovrei rivedere molte cose e insomma, nessuno ad oggi, mi ha dato risposta positiva se non due editori che dopo avermi scritto di essere piacevolmente colpiti, mi mandano dei preventivi chiedendomi di pagare:
Eracle Edizioni – 600 euro
Libri di Emil Editrice – 1500 euro
Un altro cerca di mettersi a prezzo, “mettiamoci d’accordo” mi dice, un altro ancora, Giulio Perrone, mi dice che per editare dovrei partecipare a un concorso di letteratura a pagamento.
Kowalski editrice, di Gino e Michele, mi scrive che il libro non è inerente alle loro scelte editoriali, lo stesso fanno quelli di Editori Riuniti e infine, altre 22 case editrici tra cui Addiction o Gamberani, mi scrivono espressamente che se non riceverò risposta entro i 3-6 mesi, devo considerarlo come un implicito rifiuto visto che, avendo centinaia di manoscritti, non possono rispondere a tutti.
Sono passati otto mesi.
Mi scrivono in molti, ma tutti rifiutano quello che io considero un capolavoro letterario e in fine mi scrive uno dei migliori agenti Italiani, si chiama Tronchero ed è molto disponibile. Mi dice: “Ho letto Trash and Girl e devo dire che il libro non è riuscito a convincermi, la tua narrazione è molto frenetica, troppo caotica, come se scrivessi troppo velocemente.”
Tronchero però non è nato ieri, è uno che sa di cosa parla ed è l’unico ad aver quasi individuato la verità. Mi dice anche: “Noto uno stile molto americano, come se fosse stata fatta una traduzione dall’inglese. Non so se è un omaggio voluto, ma i fatti di pag. 33 ricordano molto da vicino quelli narrati in un libro di Bukowski, Storie di ordinaria follia”.
Rido. Vorrei dirgliela la verità, che il manoscritto tutto ricorda Bukowski perché è di Bukowski, ma evito ripromettendomi di scrivergli in seguito. Non l’ho ancora fatto.
Mi fermo qui perché avete capito il messaggio suppongo. Al piccolo Gianni, a voi tutti, a chi mastica di letteratura o meno: io non cosa faccia di un romanzo un best seller e di un best seller un manoscritto da rifiutare, ma so per certo che ognuno di voi, che scriva storielle, racconti di vita vissuta o capolavori letterari, mette nel proprio lavoro la stessa quantità di sudore, non una goccia in meno. Cercate quindi con cura a chi affidarvi e sappiate che nessuno, né editori né agenti, è portatore della verità letteraria: se così fosse, Bukowski non lo conosceremmo neanche e Dio solo sa quanto vale la sua irriverenza in questi tempi di prostituzione culturale.

Se ve lo state chiedendo, il piccolo Gianni non ne ha tratto nessuna conclusione, è solo confuso, io ho firmato un contratto con un’importante agenzia letteraria, i miei romanzi sono stati presi da un grosso gruppo editoriale e Storie di ordinaria follia di Charles Bukowski lo trovate ancora in libreria, dove merita di stare.

Alessandro Cascio


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Potete acquistare i miei romanzi in libreria, su www.ebay.it, su www.ibs.it, www.lafeltrinelli.it, www.inmondadori.it o su www.libreriauniversitaria.it

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67 Responses to “Bukowski in cerca di editore”

  • Storie di ordinaria follia, insomma. ;)

    • Sì, dovrebbero essere di straordinaria,ma ormai è ordinaria Erika. Grazie per aver commentato.

  • Caro Alessandro,

    questo la dice lunga su molte cose:
    1-Bukowski lo leggono tutti a 15 anni, poi se lo scordano, ma si vergognano ad ammetterlo – oppure – molti lo comprano, pochi lo leggono (io non l’ho comprato nè letto, perchè non mi ha mai “ispirato” – beata ignoranza la mia!)
    2-La letteratura non è un valore assoluto, è figlia del suo tempo e quello che ieri era acclamato come un capolavoro oggi non riceverebbe la benchè minima considerazione
    3-il giudizio che si da sui libri è imbevuto di sovrastruttura (non dico che sia bene, nè che sia male, è solo un fatto) e anche di MOLTO, MOLTISSIMO timore di essere giudicati. E se bBukowski non piacesse a nessuno ma tutti avessero paura di dirlo, come nel caso della Fantozziana Corazzata Potemkin???

    • Francesca, io non l’ho letto a 15 anni e dubito che Bukowski venga letto dai 15enni. Per me, come per Cormac McCarthy, il miglior libro mai scritto è Guerra e Pace e io, anche esteticamente oltre che mentalmente, sono figlio del mio tempo. Un capolavoro resta tale nel tempo, ma è solo una mia opinione. Potrebbe essere giusto ciò che dici tu, potrebbe essere giusto ciò che dico io, ma il messaggio è chiaro: “Tutti possono essere rifiutati, l’agente e l’editore sono solo persone con i loro gusti e i loro limiti”. Grazie per aver commentato.

  • Trovo che forse più che ignoranza degli agenti o degli editori, la cosa più preoccupante sia un vizio di forma alla base, un pregiudizio alquanto evidente nei confronti degli esordienti, di chi non ha un nome. Le risposte di molti agenti o editori erano pre-compilate: il romanzo non era stato letto (non ci credo che nessuno ha riconosciuto Bukowski, anche se in effetti…) ma era stato letto soltanto il nome e siccome a scrivere non era un Baricco o un Benni… cestinato a priori.
    Non bisogna nemmeno però fare di tutta l’erba un fascio e riconoscere che ci sono anche bravissimi piccoli editori che credono seriamente nei lavori degli esordienti (per fortuna io l’ho trovato) e soprattutto senza chiedere un euro, perché non bisogna mai nemmeno dimenticarsi che l’editoria a pagamento è una piaga per la letteratura e i giovani che vogliono scrivere. ;)

    • Credimi, sono stato letto da queste persone in quanto li conosco personalmente, pubblico da dodici anni e lavoro per dumerose riviste letterarie italiane. Ma come dici tu, il problema è proprio il pregiudizio e il messaggio è che editori e agenti sono solo persone con i propri gusti e la propria cultura.

  • Hai tutta la mia immensa stima per quello che hai fatto, grande!

  • sei forte, scrivo anch’io, t’interessa?

  • Sei un Grande!! :) a quando il tuo libro?

    • Pubblico da molto tempo, qui c’è la mia biografia. Una nuova uscita è prevista per Luglio-Agosto. Grazie Mario.
      http://www.alessandrocascio.com/?page_id=403

      • Ciao Alessandro, quello che hai fatto è un esperimento interessante (e i suoi risultati a dir poco sconcertanti), ma la dice lunga sul perché l’Italia è quella che è (lo so, è una banalizzazione, ma come si fa a sfuggire alle banalità quando si parla dell’Italia??). Detto ciò, ho dato un’occhiata al tuo sito e volevo darti un consiglio (non richiesto, ne sono consapevole): prova ad evitare più che puoi il corsivo. E’ scientificamente provato che l’occhio si stanca molto prima leggendo quel tipo di font ;)

  • Grazie per l’articolo, Alessandro. In effetti l’ho letto un po’ in ritardo, ma ci tenevo a dirti che l’autore di Girls and Trash è stato molto fortunato a trovare qualcuno che almeno gli ha risposto. A me non risponde nessuno, forse quello che scrivo fa talmente schifo…
    Saluti

    • Geraldina, è una casta, io sono nel giro e mi leggono, tu non sei nel giro e non ti leggono. E’ una casta.

      • ma tu non ti sei firmato con il tuo nome se ho ben capito…come mai dici che ti ti hanno letto perchè sei nel giro?

        • Cit. – “Lo tramuto in documento word con acrobat reader, ci metto sopra il mio nome, elimino tutti i riferimenti a Charles Bukowski sostituendo il nome dell’autore con il nome fittizio di Ector Shovinskij e cambio il titolo in Girls and Trash (in onore a Women e Pulp)”

          Sì, non hai letto bene, mi sono firmato, all’interno dei propri racconti Buko mette spesso il proprio nome, io l’ho cambiato in Ector Shovinskij.

  • Avevo fatto una cosa simile qualche anno fa con dei dipinti. Ho fatto dei disegni stupidi usando Paint, ma cose orribili tipo sfondo verde con una macchia rossa in mezzo e cose del genere. Li ho postati su facebook spacciandoli per dipinti di un artista famoso (fittizio) e subito sono apparsi i “mi piace” e i commenti di gente finta intellettuale che diceva cose tipo “eh, qui si vede il tocco del maestro!” oppure “bellissimo quadro”. Ho rivelato dopo poche ore che si trattava di una presa in giro ma non avrei dovuto, chissà quanti commenti sarebbero arrivati.. ennesima dimostrazione di quanto sia più importante il nome dell’autore rispetto all’opera stessa

    • Importante apporto il tuo Pool, rafforza l’idea. Grazie.

      • In realtà è stato fatto anche a livello “professionale”, come provocazione – performance: in Spagna, il curatore di una mostra molto importante di arte contemporanea ha esposto una serie di disegni realizzati da bambini dell’asilo, attribuendoli ad un artista (non so se fittizio o reale)…
        Hanno ovviamente avuto un grande successo di critica. E’ una versione artistica della “fallacia ad autorictatem”, nella retorica: ci si appoggia all’autorità (vera o presunta) di qualcuno per subornare la capacità di giudizio delle persone.

  • Sei grande, giuro.

  • Piuttosto triste.
    Eppure non è la prima storia “del genere” che leggo.
    Più che altro mi domando: succedono solo da noi queste “barzellette editoriali”?

    • Credo di sì, in quanto qui l’editor o l’agente non è una figura professionale riconosciuta, è facile fare l’agente oggi, basta decidere di farlo. In America ci sono delle scuole specifiche.

  • Sinceramente non mi sarei aspettato nulla di diverso. “Storie di ordinaria follia” è un ottimo libro soprattutto nella consapevolezza che l’autore è americano e gran parte di quello che ha scritto sono esperienze personali. Riconosco che probabilmente se lo stesso libro lo avesse scritto un italiano, lo avrei trovato falso, seppur narrativamente valido, perché in quel libro Buk colpisce per il realismo incontrovertibile d’un uomo che ha sempre vissuto quella realtà, capisci? Dovresti provare con un libro italiano, magari non così famoso, ma di indiscutibile bellezza. Prova con un vecchio premio Strega, ad esempio. A quel punto, se le risposte sono comunque negative, ecco che hai dimostrato ciò che con questo esperimento non ti è riuscito del tutto.

    • Che ne sapevano loro, che io non avevo vissuto quella realtà? Mi sono spacciato per autore italoamericano. Credo che sia semplicemente mancanza di professionalità, tutto qui. Grazie per il commento.

  • Io chiederei al sig. Pane&Salame un parere su Shakespeare. Gli direbbe di lasciar perdere Verona e veronesi e concentrarsi su Stratford-upon-Avon e gli Stratford-upon-Avonesi?

    • Io preferisco mangiare bene, pane e salame mi mette il reflusso.

  • Mi farebbe piacere leggere qualcosa di tuo, e guarda che Hank io lo riconosco :P .
    Grande dimostrazione, hai tutta la mia stima!

  • Fico. Mi riempie di positività e speranza. In particolar modo, sono felice che tra centinaia di editori ce ne sia solo uno che abbia letto (in questo caso sarebbe meglio dire che ha dato uno sguardo all’inchiostro stampato su carta) e che, nelle loro e-mail, rispettino sempre le regole grammaticali con la lettera maiuscola a inizio proposizione in primis. Non so cosa commentare. Piangere non serve a nulla. Intanto, continuo a studiare e a sognare. Per il futuro, un bel pub in zona Soho non me lo toglie nessuno.

    • Ti vengo a trovare MMS. Fammi sapere dov’è il pub.

  • ma perchè? Salgari ha forse vissuto le stesse avventure che ha scritto? Non mi pare proprio.

  • Una riga del mio post è incomprensibile, la replico:

    Scribacchio ma prima di tutto sono un ingegnere ed esamino i dati.

  • Strano che non abbiano risposto “è tutto un già sentito”

    • O già visto, giacchè ne hanno fatto anche un film e dei cortometraggi.

  • Bukowski non scriveva per il mercato attuale. Loro pubblicano per il mercato attuale. Tutto lì, e lo spessore culturale dei testi, degli agenti e dei selezionatori non c’entra un picchio.

    Quanto vende oggi Bukowski in Italia? Molto meno delle barzellette di Totti. Non c’è partita

    (scritto con molta tristezza da una che sa scrivere)

    • Non si scrive per il mercato, si scrive e besta. Potresti scrivere un romanzo ambientato in un ufficio postale in quegli anni, si scrive e basta.

      • Allora non cercare di fare pubblicare il libro, se hai una visione così idealistica dell’arte. Stampalo a casa tua e lo regali ai tuoi amici. Punto.

        Ignorare il contesto (letterario, storico, filosofico) è uno degli errori più ingenui che si possa fare. Quanto successo pensi possa una nuova Divina Commedia ai giorni nostri? Probabilmente nessuno! Ciò non toglie che Dante fosse un genio.

        Chi legge Bukowski conosce il contesto, ama le storie nere, il realismo, il materialismo. Lo sa, prima di leggerlo. E ci sarà un motivo se ha avuto successo nella sua terra prima che in Italia, no?

        Non puoi classificare i libri in modo binario in belli/brutti, scritti bene/scritti male, etc. Il contesto è fondamentale e questo include anche un pizzico di fortuna. Prova a sottomettere il Corano, chiamando Allah con un altro nome. Vedrai che te lo rifiuteranno tutti. E poi ti lamenterai: “ma come, è uno dei libri più venduti al mondo intero!!!”

        Insomma, mi spiace fare l’antipatico, ma hai scoperto l’acqua calda.

  • @ Maria. Il fatto, tristemente vero, che i nostri editori non si sognino neppure di tentare di influenzare i lettori, non giustifica le risposte assolutamente ignoranti che hanno dato! Se quello che tu dici fosse stato il motivo principale, la risposta sarebbe stata all’incirca “bello, lei scrive bene, ma non è il genere che noi pubblichiamo”.
    E comunque scommetterei che qualunque testo, se pubblicizzato nel modo giusto, venderebbe abbastanza giustificarne la pubblicazione: quanti sanno veramente che cosa comperano e lo sanno poi giudicare? Ben pochi, purtroppo!
    Grazie Ale

    • Sono d’accordo con te Massimiliano. Grazie a te.

  • Atto artistico, prima ancora che strategico. Questo conferma che un sistema è sostanzialmente cieco anche di fronte a ciò che gli potrebbe essere funzionale ma che richiede ‘lettura’.

    • Ironia, pura e semplice. Ci si diverte a prenderli un po’ per il culo.

  • Ho letto, in questa mia sconfortante serata, il tuo contributo.Mi hai strappato un sorriso.
    Se nessuno ci vuole peggio per loro no? In bocca al lupo…

    • Ciao Anna, felice di averti strappato un sorriso, in fondo è anche per questo che ho fatto l’esperimento.

  • Carissimo, complimenti per l’esperimento che ritengo “geniale”. Hai smascherato un po’ del misero provincialismo che in certa editoria impera. Congratulazioni. E viva Buko. Burp
    http://www.bollitoduro.com

    • Evviva Jerk, per me resterà sempre una buona lettura.

  • come possono non riconoscere uno dei libri più famosi del mondo, non riconoscere la mano dell’autore addirittura chi consigliava di passare alla saggistica che ormai suona come “Datti all’Ippica” “Datti alla Saggistica”. Sono incredula. Tanta stima per aver fatto questo esperimento.

  • complimenti, atto molto intelligente e provocatorio.

  • Complimenti per l’impegno e la costanza. Non che si nutrissero particolari speranze nel livello medio degli editor italiani, ma è sempre importante avere dei riferimenti più certi delle impressioni personali (per quanto condivise da tanti).
    Qualche tempo fa, in un’edizione del Festival del Libro, alcuni ragazzi fecero un esperimento simile al tuo, ma si spinsero oltre: presero tanti brani letterari, li mescolarono con brani da wikipedia (in alcuni casi lasciarono anche le sottolineature ed il colore blu dei link) e da libretti di istruzioni di elettrodomestici vari. Crearono un documento Word senza né capo né coda ma con un titolo credibile. Ebbene, ricevettero una proposta di pubblicazione a pagamento, che portarono come prova dell’accaduto ad un incontro organizzato dalla stessa casa editrice.
    Insomma, il fatto che il Bukowski comuffato sia stato letto va considerato addirittura un successo. Ed è quanto dire…

    • E chi lo sa, magari ci vado anch’io alla prossima fiera, invece di fare la solita cosa allo stand, faccio qualcosa di diverso. Il mio obbiettivo non era quello di sputtanarli, ma di far riflettere, per il resto, io prima di comprare un libro leggo e m’informo attentamento circa il testo e l’autore, non ho problemi se pubblicano cartastraccia, nella mia libreria ci sarà sempre ciò che amo o potrei amare. Comunque grazie davvero per l’intervento, bella storia quella dei ragazzi intraprendenti, divertente.

  • solo perchè un autore è stato/è famoso oppure solo perchè un libro è un grande classico della letteratura non significa che venda bene.Un esempio. se non ci costringessero a studiarlo al liceo chi pubblica “I promessi sposi” farebbe la fame: è una tortura quel libro e ve lo dice unache ama moltissimo leggere (tutti i generi,sia chiaro,anche quelli impegnati) ad esempio amo moltissimo “uno,nessuno e centomila” però davvero “I promessi sposi” è spazzatura (sfido chiunque a dire,in tutta coscienza e avendolo studiato come me,qui il contrario senza sapere in cuor suo di stare mentendo)

    • E’ splendido, de gustibus.

      • De gustibus un paio di palle. Il gusto soggettivo va rispettato, ma non al punto da permettere che coincida con una legittimazione oggettiva di un’opinione.
        I promessi sposi è uno straordinario capolavoro, punto e basta. Può piacere e non piacere, ma, a prescindere da questo, è un capolavoro.
        Detesto Shakespeare e Tolstoj, li trovo disonesti e noiosi e ampollosamente retorici, ma non mi sognerei mai di dire: “sono spazzatura”. Riconoscere la bellezza, cosa tanto difficile di questi tempi.

        Ho letto poi cose allucinanti. Bukowski “misogino” è straordinario, come Bukowski “nichilista”: uno che amava la vita e la gente e le donne (soprattutto le donne), frainteso per malafede o capraggine totale.
        Ah: Bukowski, i quindicenni, non lo leggono. Se solo lo facessero potrebbero salvarsi. Invece vivono in uno stato comatoso apocalittico, orrendo e degno di compassione. Ripeto, magari lo leggessero.

        Molto bravo, complimenti. Operazione geniale. Pur con tutto il mio cinismo, non avrei mai osato immaginare che editors importanti potessero ignorare gli scritti di Bukowski, uno dei tre-quattro più grandi di sempre per talento, ruolo salvifico e onestà intellettuale.
        Lo leggeranno per sempre, qui lo dico e sottoscrivo.

  • allucinante e divertente,sarebbe,se non provasse la profonda ignoranza di chi ci dovrebbe giudicare E poi ci sorprendiamo di come veniamo governati?E’ scoraggiante,ma in ogni campo è così.Comunque tu persevera,come ho ancor piu’ voglia di fare anch’io.Ora sono certa che quello che mi viene bocciato al corso di scrittura che sto seguendo(gratuito,comunque,per fortuna),non mi deve far male,ma darmi la forza di fregarmene e continuare a scrivere,cha fa bene soprattutto a me!!!!!!

  • Post office credo che sia per i 40enni, Storie di ordinaria follia non credo sia per adolescenti, forse Pulp lo è un po’. Ma de gustibus. Un abbraccio.

  • Post office è per i postini. Solo i postini possono capirlo. Parola di persona che ha lavorato come postino con un contratto di venti giorni.

  • Possiamo sempre immedesimarci, è a questo che servono i romanzi. :) Un abbraccio.

  • Nulla o qualcosa, è spunto di riflessione. Grazie per il commento.

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