La vera fine di Bin Laden nell’indifferenza di Manhattan/Cartoline dalla Sicilia
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Alle 6.45 ora locale, Michael Gordon, comandante del 1° Battaglione Paracadutisti della 82^ divisione aviotrasportata di Fort Bragg, sorvola con un elicottero Chinook la desertica Ground Zero. Si è fermato proprio sullo spiano in cui sorgeranno le nuove torri. Alza un bel po’ di polvere che diventa una nube accecante e al tempo stesso un sipario per un inaspettato spettacolo a cui la folla accorsa spera di assistere.
Appeso a una fune viene calato un uomo, sulla cinquantina o forse più, magro, lunga barba, in dosso ha un verde Thawb strappato in più punti che spinto dal vento delle pale mostra quel filo d’uomo che c’è sotto. L’elicottero lascia Ground Zero alle 6.58 ora locale e il terriccio che riempie l’aria si posa ridando all’ambiente la primordiale visuale.
L’uomo è adesso immobile a testa china e guarda verso la folla che si avvicina. Ci sono molti cittadini americani e turisti di ogni luogo: spagnoli, pakistani, inglesi, italiani, francesi, indiani e chissà quante altre lingue ancora parla Manhattan a quell’ora.
Uno dei muratori ch’era già pronto a tornare a casa per cena, grida “E’ Bin Laden”.
“E’ Bin Laden” grida.
Qualcuno domanda come sia possibile, qualcun altro chiede senza troppe aspettative al diretto interessato che fa un cenno con la testa: pare abbia risposto di sì.
Si china a pregare.
La gente accalcatasi, alle 7.11 ora locale è dieci volte quella di uno stadio, pochi riescono a vedere cosa stia succedendo.
C’è un musulmano in terra che prega.
I militari hanno scaricato un uomo a Ground Zero.
Perchè mai?
Non chiederlo a me, qualcuno più avanti forse sa.
Ma nessuno dà risposte certe: ipotizza, tira a indovinare.
Aspettandosi una sorta di pubblica lapidazione, l’uomo in ginocchio mette le mani sopra la testa e continua a pregare, grida sermoni per non sentire i mormorii della gente che non sembra aver nulla da dirgli. Alcuni hanno lasciato la zona già dopo pochi minuti, i più tardivi aspettano che apra il Fooddy Tower, il fast food a due piani sulla Howard Street.
Alle 7.35 ora locale, Ground Zero non è mai stata così vuota. I tassisti continuano a sfuggire al traffico, i venditori di Hot Dog continuano a sostenere che uno ogni tanto fa bene all’anima, gli accattoni continuano a chiedere spiccioli, gli italiani a comprare iPhone e telecamere.
Bin Laden guarda con la coda nell’occhio un vuoto che neanche nel deserto aveva mai temuto tanto. E’ ancora chino: sui piedi non saprebbe che fare, la gente come lui è abituata a stare sulle ginocchia.
Così rimane fermo e piegato, sperando di riuscire a camminare tra la gente con addosso la vergogna del perdono.
A.Cascio – La vera fine di Bin Laden nell’indifferenza di Manhattan
Ci sono siciliani incantevoli e liberi come tonni, altri invece sono come patelle e cozze: di scoglio.
I siciliani di scoglio discutono in questo modo: uno dice una cosa, l’altro la contesta. Si dividono in tre categorie: gli stupidi, quelli che si credono colti e quelli che stanno zitti. La terza categoria è la più intelligente. L’unico motivo per il quale un siciliano di scoglio ti ascolta è per trovare uno spazio vuoto in cui inserire le sue parole, quindi vedi di non respirare troppo se vuoi far valere le tue idee.
Il siciliano di scoglio si crede il più forte, il migliore e nonostante si dichiari antimafioso, se incontra uno straniero è parlando di mafia che prova a soggiogarlo. Quando parla grida, perché per lui una parola è più forte di un’altra se la supera in volume, non in significato. E’ festaiolo, ti accoglie a braccia aperte e ti mette a suo agio: ma è interessato all’immagine che dà di sé, non a farti star bene. Il fulcro è lui, non tu.
Poi ci sono altri che non sono nulla di tutto questo, che mal si collocano nella razza ma sembrano appartenere al mondo: li chiamiamo siciliani d’alto mare.
Un siciliano d’alto mare riesce a fare la fila senza cercare un modo per passare avanti, non ha bisogno di chiamare amici e parenti per avere un posto di riguardo nella lista delle visite in ospedale e riesce a discutere in silenzio durante un volo di linea. La loro gente non è una gang, la loro isola non è un rifugio e all’evenienza la tua lingua è anche la loro.
Non accusate un siciliano d’ignoranza: per lui la sola colpa è degli scogli.
A.Cascio – Cartoline dalla Sicilia
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