Gruppo Albatros, è davvero il più grande bluff della “cultura” italiana?

On 21/08/2012 by alecascio

La mia esperienza con il gruppo Albatros è stata prettamente giornalistica, ne avevo visto la pubblicità in TV e volevo scriverne, inizialmente mi sembrava una gran cosa, come a tutti, però mi sono chiesto: “C’è davvero così bisogno di scrittori tanto da farne uno spot a livello nazionale?”
Così mando un manoscritto, uno dei tanti che avevo nel cassetto, senza neanche rivederlo, pieno di refusi, lo faccio per comprendere cosa volessero dalla gente e cosa offrissero questi rinomati talent scout. La risposta è arrivata presto, con tanto di contratto e telefonate per convincermi a pubblicare con loro. Non pubblico nè il contratto nè lo scambio di e-mail (tutto ben conservato) per pura privacy.

Io lavoro nel campo editoriale da anni ormai, pubblico con numerose riviste letterarie, medie case editrici italiane e con agenti del settore, è il mio lavoro e quanto ho scoperto non credo sia un lavoro, lo vedo più come un progetto per chi volesse pubblicare per hobby, per gli amici, con la possibilità di far comprare anche on line dai portali messi a disposizione dell’editore. 

Lo avete visto in Tv per mesi e lo vedrete ancora. Il Gruppo Albatros cerca nuovi talenti tra i telespettatori mediaset e quanto è vero Dio, ha tutta l’intenzione di portarli alla ribalta.
Già ma … quant’è vero, Dio?
Ditemi la verità, avete mandato in massa pensando che “scrivere un romanzo non sia poi così difficile”, che questo lavoro dello scrittore sia in fondo un modo come un altro per non fare nulla ma farlo nel modo più impegnato possibile. Vi sbagliate, a scrivere ci si gioca la vita, i rapporti sociali, la testa e se poi lo prendete come un mestiere, non ne uscirete mai più. Così avete pensato che se un grande gruppo editoriale va in TV a ricercare scrittori non ci dev’essere poi tutta questa concorrenza e qualità in giro e forse hanno proprio bisogno di voi e della vostra storia. Come quella scrittrice, quella disincantata laureanda di periferia che con la faccia da Facebook e la grinta di una concorrente di Passaparola stava per battere Tabucchi allo strega.
Me lo avete chiesto in tanti se ne so qualcosa del gruppo Albatros e ancora oggi mi scrivete numerosi. Io posso solo raccontarvi la mia esperienza come voi mi raccontate la vostra.
Prima che spuntasse in Tv supponevo già che Albatros fosse più contenuta rispetto al colosso mediatico che volevano rappresentare, ma sapete, è la Tv, neanche i saccottini del Mulino Bianco sono così belli da vedere dal vivo, riguardo agli spot si richiede alla gente un minimo di materia grigia, almeno poco più di quella che serve a muovere le mani, la bocca e le gambe, contemporaneamente o in fila indiana. E invece no, nessuno a casa si è chiesto: “Ma se nel mondo editoriale si fa a spallate per ottenere un contratto, se ci sono interminabili montagne di manoscritti anche nella più becera casa editrice, perchè un gruppo come l’Albatros dovrebbe mettere un annuncio in Tv per cercarne di altri?”

La mia esperienza è semplice ed è uguale su per giù a quella che mi scrivete.

Funziona così. Mandi il manoscritto, loro ti rispondono con una lettera cartacea informale illustrandovi la loro potenza mediatica (Sky, Mediaset, Radio) poi ti fanno il resoconto della situazione letteraria difficile della nostra nazione, del fatto che è proprio duro andare avanti in questo mercato saturo e ti chiedono di acquistare 300 copie a circa 3000 euro. Ma attenzione alla promessa finale: “Se venderà le 300 copie, avrà la possibilità di pubblicare una Sua eventuale opera successiva senza obbligo di acquisto copie”.

Se la gente non fosse così intenta a compiacersi d’aver ricevuto una lettera da un editore con il proprio nome scritto sopra, penserebbe: “Ma se vendo 300 copie del romanzo che a voi è piaciuto, perchè non continuate a pubblicizzare e stampare quello… ma gratis?”
Con 80 centesimi di diritti d’autore non racimolate neanche lontanamente ciò che avete speso per stampare, specie se il gruppo Albatros non vi dà la possibilità di vendere 1000, 2000 copie, anche 10.000 in modo da farvi rientrare delle spese avanzate, quindi credo che la prima cosa da fare sia chiedere ai loro redattori: “Se vendo tutte e trecento le copie, devo comprarne altre 300 o poi ci pensate voi?”
E poi vedere cosa rispondono.
Dalle informazioni in mio possesso, da quel che c’è scritto in questo contratto, si tratta di 300 copie e della possibilità di pubblicare un progetto futuro a loro spese, scritto nero su bianco.
Ci sono 60 milioni e 500 mila abitanti in Italia, ce ne sono altri 400 mila nella Svizzera italiana e altri milioni sono sparsi per il mondo. Ognuno di questi, tranne i bambini sotto i 10 anni, i comatosi e gli analfabeti ha scritto o pensa di scrivere un libro.
Questa volta ci hanno messo la faccia tutti, da Berlusconi a Luciano De Crescenzo, a Pinketts, alla Rai che si offre di intervistare i nuovi scrittori, a Mediaset, alla stampa intera, a chi cura l’immagine di Alda Merini a Bevilacqua, La Porta e perfino Sgarbi e Morricone.
E se prima si lottava contro i piccoli editori a pagamento, quelli che riducevano la letteratura e l’editoria a un business da circo, che appiattivano l’immagine poderosa dello scrittore e della conoscenza che il passato ci ha regalato, adesso dobbiamo convivere con i colossi a pagamento. Un mestiere, signori, è lavorare in cambio di un compenso o investire per poter almeno raggiungere un utile variabile e, che scegliate il gruppo Albatros o altri editori a pagamento, dovete poter raggiungere l’obiettivo più alto, non accontentarvi.
Per documentarsi su quale siano gli editori a pagamento e quali no, basta scrivere su Google il nome della casa editrice e avrete le informazioni che vi servono a meno che non vogliate stampare il vostro libro per puro piacere, senza troppe pretese, allora gli editori a pagamento vi offrono una stampa e un’immagine, giusto per vantarvi un po’ con gli amici.
E se avete un bel romanzo, se credete davvero in voi e nella forza delle vostre parole, andate fino in fondo, lottate, non prendete facili strade che dopo un iniziale euforia non vi lasciano niente dentro … lottate, perchè lottare è già di per sè vincere.
Grazie.

Alessandro Cascio

Alessandro Cascio vive tra Palermo e Roma da anni e scrive per editori e riviste nazionali e straniere, lavora anche per diverse agenzie di stampa italiane ed estere. Ha studiato sceneggiatura cinematografica alla BC Network di Roma con docenti come Mario Monicelli, Francesca Marciano, Gino Capone e Daniele Costantini e come sketcher e sceneggiatore presso la Scuola Internazionale Comics con Wallnofer e David Messina, autore della serie a fumetti di Star Trek. I suoi romanzi, fumetti e raccolte portano commenti e prefazioni di Ernesto Gastaldi (sceneggiatore di C’era una volta in America), Vincenzo Mollica, Fernanda Pivano, Lawrence Ferlinghetti e Marino Sinibaldi. Ha pubblicato i romanzi Touch and splat e Noi sotto il sole di Santiago con Historica Edizioni e Tre Candele, Tutti tranne me e Splatter Baby per Il Foglio. Nel 2012 ha pubblicato “Tango” per i romanzi brevi “Damien”. Collabora con la rivista UT (Ediland Edizioni) da dieci anni. Il suo primo lavoro è stato pubblicato per la raccolta Fonopoli con la prefazione di Renato Zero, un suo lavoro con Magma Records è stato presentato al teatro Madre di Napoli con Bennato e Tony Esposito e ha partecipato alla raccolta di racconti Cronache d’inizio millennio con Maurizio De Giovanni, Gianluca Morozzi, Barbara Garlaschelli e Danilo Arona. Dal suo romanzo Touch and splat è stato tratto la Graphic Novel “Rabbia repressa” edita da ESC. Ha scritto il saggio romanzato Grunge Days, che inizia con una sua intervista al musicista Dave Ghrol.

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Touch and splat, il fumetto, edizioni ESC/Il Foglio con la prefazione del maestro del cinema Ernesto Gastaldi (sceneggiatore di C’era una volta in America e Pizza Connection) ora anche su:

One Response to “Gruppo Albatros, è davvero il più grande bluff della “cultura” italiana?”

  • Io sono un grande giornalista, Cascio!