Babbo Natale in guerra

On 24/12/2012 by alecascio

Qui in Kenya, amore mio, il Babbo Natale africano lo hanno abbattuto qualche giorno fa le truppe ribelli scambiandolo per un cacciatorpediniere nemico. Portava pane, acqua e dei vaccini contro la malaria, tra le macerie non c’era neanche una bambola di pezza per i bambini, ma forse quelle come i loro sogni d’infanzia bruciano in fretta. Ho trovato un cane, un pezzo di pane pezzato che ho chiamato “brutto bastardo” perchè forse a furia di ripeterglielo imparerà ad essere abbastanza cattivo per sopravvivere, come una sorta di mantra al contrario. Ha ringhiato al mio compagno di branda ieri notte, forse la mia teoria funziona. Il mio compagno è del New Jersey, ha scritto la lettera di buon Natale alla moglie ieri, l’ha chiamata “mio fiore”. Gli ho detto: “Cristo Santo, Marino, sai con cosa li concimano i fiori?”.
Ha cancellato e ha scritto “vita mia” e “Cristo Santo, Marino” gli ho detto, “sai quanto vale la tua vita in questo momento?”
Ha scritto semplicemente il suo nome, si chiama Linda.
Certa gente non è portata per la poesia, io ho la rima facile, le capacità allegoriche di un siciliano, ma lui è rimasto imbalsamato di fronte quel suo foglio di carta per ore prima di mettere il punto e la cosa più romantica che gli è saltata in testa è un volgare paragone con un vegetale che vive nella merda.
Non credo in Dio, non dopo quello che ho visto, dopo quello che ho sentito, ma credo ancora nella bellezza perchè ho una tua foto con me che porto nel taschino all’altezza del cuore, cosicchè i cecchini ribelli, dopo avermi ammazzato, capiscano per quale motivo ho scalciato tanto prima di morire, per quale motivo ne ho ammazzati cento per poter tornare a casa vivo. Non mi aspetto il loro perdono, ma di fronte a tanto fascino non può non esserci comprensione. La bellezza la comprendono tutti, ignoranti e colti, neri e bianchi, musulmani e cattolici e se a volte non riusciamo a vedere la grazia delle cose è perchè semplicemente lo squallore è capace di urlare e a noi hanno fatto palpebre e labbra per far sì che potessimo zittirci e accecarci per qualche istante, ma le orecchie non hanno protezione, sono lì ad accogliere di tutto. La bruttura è solo rumore, ci vuole volontà per percepire l’avvenenza.
Io e Brutto bastardo stiamo qui ad aspettare la ronda della sera, ti scrivo dall’unico pc rimasto per comunicare col mondo, per dirti che ti amo, ti penso e per augurarti un buon Natale, amore mio. Chiunque sia nato quel venti Dicembre di duemiladodici anni fa adesso è morto, che sia stato egli un contadino, un nobile, un soldato o un Dio, ma so che l’incanto dell’amore è rimasto immutato da quel giorno ed io ti auguro, col cuore di un bambino e le parole di un mercenario armato, di vivere questo giorno con amore. Altro non so della vita, altro non so della morte, se no che siamo in pedi un momento e dopo un rumore andiamo giù, ma la fede mi spinge a pensare che i buoni sentimenti rimangano nell’aria e viaggino a cavallo dei raggi del sole. Domani, quando ti svegli, stendi il tuo bel viso al sole e respira, riempiti i polmoni del mio affetto, il resto del calore te lo darà il mattino.
Ti amo, amore mio, non scordatevi di noi,
Alessandro Cascio
Liberamente ispirato alla vita di Alessio Terzo, buon Natale fratello mio.

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