Mai rivelare il tuo cognome a una donna, piccolo Taddy
Un sasso può avere maggior valore di un uomo, se l’uomo rotola e il sasso è esposto al MOMA.
Gli dico di prepararsi per riportarlo al Tacoma Frank’s Spirit per un’altra seduta.
Tutto già visto, tutto già vissuto. Prendo un whisky in un bicchiere di vetro, un JW con un po’ di acqua gasata, giusto un mignolino di un bambino.
Quella col naso a punta, Shirley o Shelley o Sally, quella che al bancone riempie le ciotole di patatine al sapore di qualsiasi cosa che a volte ti chiedi che sapore abbiano davvero le patatine, è l’unica brava ragazza del Tacoma Frank’s Spirit, l’ho scopata una notte soltanto perché col solito tempismo delle donne, rovinò tutto subito riempiendomi di domande.
“Allora? Mi dici almeno come ti chiami?”, mi chiese.
Iniziano così, ti chiedono prima il nome e in men che non si dica si appropriano per sempre del tuo cognome.
Mi è già capitato una volta, con Melania, ma allora non sapevo quello che so adesso sulle donne.
A Melania il nome lo dissi.
Dissi semplicemente “Renzo, mi chiamo Renzo”, così come dite tutti voi quando vi chiedono il nome … a meno che non vi chiamiate in un altro modo, è ovvio.
Ma lei invece “Renzo come?” continuò.
Pochi uomini hanno idea del perché una donna chieda loro anche il cognome subito dopo aver scopato. Non te lo chiedono prima, no, prima puoi anche chiamarti Rock Hudson, ma dopo, se il tuo cognome suona come una volgare esclamazione, allora conterà eccome. Se vi chiedono “Renzo come?” (o in qualsiasi altro modo vi chiamiate) vuol dire che stanno cominciando ad accoppiare il loro nome al vostro cognome, ciò vuol dire che avete scopato da Dio, ma anche che nessun’altra godrà mai più delle vostre eccelse capacità amatorie. Se state con una bella stangona dell’est di nome Ana, è probabile che quella vi lascerà se siete un distinto parigino e di cognome fate Le Grand, perché la gente potrebbe pensare che abbia un grosso buco del culo o che, non so, le piace prendere dietro cazzi di grossa portata. In fondo è quello che pensereste voi di una qualsiasi “Analegrand”.
Avevo un amico rumeno, si chiamava Arcul come l’Arcul di Triumf di Bucarest, una cosa molto patriottica per i rumeni. Partì per Roma, incontrò una musulmana ed ebbero la buona idea di chiamare il loro figlio nel modo in cui tutti i musulmani chiamano i loro figli: Mohammed. Ecco, ora pensate alla professoressa che presenta il marmocchietto meticcio alla nuova classe di prima liceo: “Ragazzi, vorrei presentarvi il vostro nuovo compagno, Mohammed Arcul”. O ancora peggio, pensate all’autista dell’Hotel che aspetta in aeroporto con il cartello tra le mani con su scritta l’evidente proposta di sodomia e pensate che imbarazzo nel chiedere alla gente: “Mohammed Arcul? Mohammed Arcul? Excuse me sir, Mohammed Arcul? Mi scusi, Mohammed Arcul?”
Ascoltate me, se qualcosa ho imparato dalla vita è che bisogna scappare via dal letto di una donna che ti chiede il cognome dopo aver scopato, ma sopratutto ho imparato che puoi anche essere un rumeno ultranazionalista e portare il nome di un profeta, ma se la tua firma suona come un insulto, finirai ugualmente per vendere felafel alla Garbatella.
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