Scuoti la scimmia

On 03/12/2015 by alecascio

“Scuoti la scimmia” urlava Peter Gabriel nell’82 e lui, al contrario di quanto ritenevano molti critici dell’epoca, non si riferiva affatto a Stanley Milgram e ai suoi esperimenti rappresentati in video dalle urla e le espressioni terrificate di una scimmia cappuccino, Gabriel parlava invece dell’uomo e del suo istinto di base.
L’arte di dissacrare, inteso in senso laico come arte di distruggere icone, è ancora un’arte per pochi, in quanto chi la pratica deve profondamente credere nella distruzione “dell’idolo come punto di riferimento” e nella esaltazione dell’io come unico mezzo per arrivare alla comprensione assoluta della vita. Perché allora dissacrare la Sirenetta, la principessa Jasmine, Biancaneve o Minnie? La risposta, chiara a pochissimi, sta nella mia consapevolezza che oggi, nonostante i secoli passati, la nostra visione del rapporto di coppia è stata cambiata proprio dalle fiabe e dissacrando le stesse si può arrivare a una nuova, più realistica visione moderna, diversa e più in linea con la vita che viviamo. Era facile scrivere un “vissero per sempre felici e contenti” quando si moriva a 40 anni, ma nell’era dell’immagine, del botulino, del fitness, del viagra e della medicina miracolosa, l’unica consapevolezza che dovremmo avere è che il sentimento va vissuto senza una visione del futuro ingannevole quanto la più grande bugia detta di fronte a Dio: ti amerò finchè morte non ci separi.
Come si può promettere qualcosa che non si conosce e giurarla di fronte alla croce?
Cosa c’era allora prima delle fiabe? C’era il male assoluto, la religione, l’idea che una donna dovesse essere dedita all’uomo, sua suddita fedele. La religione cristiana, come quella musulmana è tra le più sessiste della storia e credo che i narratori abbiano fatto molto per le donne, elevandole da serve a principesse. Forse è per questo che non mi sono scopato Cenerentola, perché rappresenta più di tutte un salto di qualità della società dell’epoca.
Nel mondo di oggi il concetto di amore è distante per alcuni, inesistente per altri, tanto che in molti trattati di psicologia, il momento esatto in cui un uomo smette di credere nell’amore avviene da bambini, quando vediamo per la prima volta i nostri genitori litigare. Ci si ricrede in seguito, a volte si scorda a volte non si vuole ricordare, altre ancora si desidera solamente cambiare il mondo e spinti da questo desiderio promettiamo sulla nostra anima basandoci su una supposizione.
Ecco quindi rivelato a chi mi ha segnalato, per quale motivo scoparsi l’immaginario disneyano piuttosto che quello dei Looney Toones l’ho ritenuto doveroso. Coloro che mi hanno fatto censurare sono un gruppo di ragazzine di 17 anni e i suoi amici. Sono riuscito a risalire al colpevole dopo mille tentativi andati a vuoto. Sono stato riempito di insulti ma in quel momento ho capito di avere scosso le scimmie com’era mia intenzione. Le scuoto nei romanzi, qui e ovunque io possa comunicare, perfino per strada. Le scuoto con la mia immagine, la musica, la scrittura e tutto ciò che l’ingegno mi concede. Splatter Baby parla della cattiveria dei bambini e del loro terribile approccio al sesso e alla violenza come gioco o ricatto. Nell’ultima raccolta approfondisco la vera (almeno secondo alcuni manoscritti del Mar Morto) storia del Diavolo già raccontata nel romanzo Il pentacolo di Lilith. Touch and splat parla della rabbia repressa dentro ognuno di noi, dice chiaro e tondo come l’unico modo per liberarsi dalla rabbia è sfogarla. Nella raccolta Il decalogo, il protagonista spara in testa a Dio o a quello che si presume esserlo. In Tutta la verità su Escobar, Shaun rapisce e violenta ripetutamente Michael Jackson facendone la sua sgualdrina. Tre Candele approfondisce il tema della malattia mentale e reputa quasi giusto viverla come una differente normalità. in Ditemi tutto sui baci, Cristo è un ragazzino sfuggito al padre che si diverte a prendere un giro l’umanità.Possiamo analizzare tutta la mia bibliografia, pochi dei miei scritti si discostano dallo slogan Kill your idol, ma non per stupire, piuttosto per invogliare ad essere ognuno l’idolo di se stesso. Ciò che appare di me in questo profilo è questo: I am my idol.
Volutamente non ho mostrato alcun membro, nessuna vagina, nessun capezzolo oscurandolo io stesso. Cosa allora mi hanno censurato?
L’immaginazione.
La mia espressione e quella dei disegni mostra piacere, è chiaro che si sta facendo sesso eppure non si vede il sesso. Hanno censurato ciò che non si vede, l’intenzione, la profanazione. Perchè lo penso? Perchè la foto segnalata è esattamente la prima che vedete, io che abbraccio Pocahontas e le stringo il seno. Lei è vestita, io coperto, il capezzolo è censurato. Le altre, decisamente più spinte anche se non censurabili, non sono state menzionate nella segnalazione.
La domanda è: cosa porta un gruppo di ragazzini che passano i pomeriggi su youporn, che parlano in modo volgare e saccente, che postano foto mezzi nudi, che passano il loro tempo a segarsi in webcam, a insultare e segnalare delle foto in cui un uomo con nudità oscurate finge del sesso con dei disegni? Il pensiero che l’idolo debba essere intoccabile, che ci sono cose a questo mondo che vanno considerate inarrivabili per salvaguardare le nostre certezze nonostante l’icona sia un modello basato su un’immagine costruita a tavolino e non sulla realtà. Modelli di bellezza ritoccati al computer, modelli di forza recitati da deboli, modelli di integrità fittizzi come personaggi Disney vanno oggi allontanati e annientati per ripristinare nell’uomo medio la ragione.

Non sono qui per cercare fica, quella so cercarmela benissimo per strada, non sono qui per fare sesso on line, alzi la mano chi ha scopato con me tra i presenti tranne la mia ragazza e ritirerò ogni romanzo dal mercato. Quindi, se anche voi accettate di scuotere le scimmie, rimanete pure, siete non solo i benvenuti, ma essenziali, se invece credete che tutto sia un gioco solo perché come i videogames, un social si trova sul computer, allora troverete da soli l’uscita. Esistono molti modi per non vedere e non sentire, esiste il “non visualizzare post di”, esiste il blocco dell’utente, ma la censura è qualcosa di più serio che non dovrebbe essere presa sotto gamba e lasciata a esseri non pensanti, la censura è un bavaglio che mettiamo al nostro simile per impedirgli di esprimersi, inconsapevoli di essere solo rivoltosi nelle nostre case, nascosti alla vita reale come topi in una fogna. Forse per questo il nostro strumento più importante oggi si chiama mouse.

Con affetto,

Alessandro Cascio

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