Il Blocco – (Da UT rivista letteraria)

On 26/06/2016 by alecascio

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Da UT – Rivista letteraria
In foto: donna sgomenta legge Cascio
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Non lo avevo mai visto, ma ne sentivo la presenza ogni secondo della mia esistenza. Lo avevo immaginato, lo avevo sentito sussurrarmi all’orecchio ogni scelta, perfino ogni movimento e sembrava quasi si divertisse a spingermi ai limiti dell’umana ragione per sentirsi supremo, come se già non lo fosse abbastanza, come se in fondo anche Lui avesse le sue incertezze e io servissi a rassicurarlo di essere l’uomo superiore che nella vita di tutti i giorni non era.
Mi suggerì il pensiero, una notte, che fossi io ad insegnargli come vivere e che Lui non fosse altro che un umile apprendista. Avevo vissuto mille vite, ero morta e rinata, ero stata santa e puttana e ad ogni ciclo era come ricominciare da capo, superavo un ostacolo, imparavo una lezione e senza neanche il tempo di metterla in atto mi risvegliavo in una nuova città, con un nuovo mestiere, una nuova identità a decidere le sorti del mio destino mentre Lui mi suggeriva cosa fare e non sempre la sua era la scelta giusta. Mi lasciava districare nel labirintico circuito della mia mente o semplicemente in metropoli e foreste ma sentivo che non ero la sola a volerne uscire, sentivo che Lui come me non aveva idea di quale fosse il percorso giusto e tentavamo insieme, fin quando corsa fuori da un Casino di Las Vegas con una valigetta piena di soldi che non era la mia, mi diressi alla mia auto e fuggii nel deserto fino a una strada senza uscita che dava su una parete di pietra, base di una piccola montagna scarna di vegetazione.
“E ora?” urlai, “quale sarà il prossimo passo?”
Sentii l’istinto di nascondere la valigetta in una delle insenature o di sotterrarla e passare a prenderla una settimana dopo, forse un mese, quando tutto si fosse calmato.
Mi rifiutai, gli chiesi prima di trovare una via di fuga, perché una telecamera sicuramente mi aveva ripreso e se qualcuno avesse denunciato il furto (conoscendo la mia meravigliosa vita sarebbe stato sicuramente qualche esponente di spicco della Mara Salvatrucha) di lì a poco sarebbe scoppiato un inferno.
“E’ questo che vuoi, non è così? Vuoi una donna senza cervello che si dimentichi di colpo delle telecamere in uno dei posti più sorvegliati del pianeta dopo l’area 51? Tu vuoi che scoppi quell’Inferno, vuoi la storia di una donna che da sola riesce a fronteggiare orde di criminali”.
Gettai la valigetta dal finestrino e non sapendo dove volgere lo sguardo perché Lui era ovunque e in nessun posto, fissai me stessa nello specchietto e dissi: “Beh, io non ci sto, non questa volta”.
Erano le cinque del pomeriggio quando mi misi a braccia conserte e così rimasi fino all’indomani, non dormii perché a volte la sua incapacità lo portava a dimenticarsi di cose elementari, come il fatto che anche le sue creazioni avessero bisogno di un posto in cui dormire, che anche nei suoi racconti si doveva rispettare il ciclo giorno notte e che se un giorno un lettore si fosse accorto delle sue sviste lo avrebbe gettato in pasto alla critica come meritava.
Sentii l’impulso di riportare la refurtiva al suo posto, ma sapevo che la sua mente arguta mi avrebbe messo di fronte all’evidenza di avere già scoperto il culo per lasciarlo fottere a dei feroci killer e che anche se mi aveva lasciato sola senza decisioni sensate per una notte intera, prima o poi sarebbe arrivato il momento di compiere un nuovo passo, perché Lui aveva bisogno di sbrogliare la matassa e non avrebbe trovato pace fino ad allora. Lui, io no, Lui era più bisognoso di me e me ne accorsi.
“Se non facessi la scelta giusta saresti finito anche tu, non è vero?” risi, forte, cosciente di essere diventata di colpo da vittima ad aguzzino: “La tua carriera dipende da me, il tuo tempo, la tua autostima, la stima degli altri. Io sono la tua unica via d’uscita dalla vita di merda che ti ritrovi, dalla tua infanzia difficile, dalla droga, dal suicidio”.
Io e la valigetta, un’auto posteggiata per tre giorni e niente cibo, niente polizia, niente colpi di scena.
“Hey” gli urlai, “per superare il blocco dello scrittore potresti iniziare dalle basi: anche se improbabile, lascia che un chiosco ambulante di panini passi da queste parti, magari guidato da un giovane che si è perso, biondo, bello, che mi scopi con amore, per una volta”.
“Catherine” mi sentii chiamare.
Un vecchio con un occhio di vetro mi porse un panino al prosciutto, era spuntato dal nulla. Un vecchio, con un occhio di vetro. Imbecille. Si tirò fuori l’uccello e cominciò a masturbarsi osservando i miei seni come sempre esposti al vento.
“Spiritoso” dissi. Sapevo che Lui era lì a guardarmi e a ridere di me.
“Vecchio” fermai la mano svelta del nuovo arrivato, “chiama la polizia, dì che c’è una donna con una valigetta rubata a… non so dove”.
Era sordo, come pensavo, mossa astuta, ma in fondo ero qui da giorni e niente si era mosso.
“Sei finito” dissi, “la tua storia fa acqua da tutte le parti. A quest’ora dovrei essere altrove. Ti immagino, sai, con quel bicchiere di scotch in mano, a dannarti di non essere capace come una volta di scrivere storie innovative. Ricordi quando mi sospendesti tra realtà e sogno confondendo le due cose e portando il lettore a chiedersi cosa fosse reale e cosa no? Li portammo tutti fino all’ultima pagina col fiato sospeso.”
Per un mese il vecchio sordo mi portò acqua e viveri, era il suo modo di farmi capire che non sarei scomparsa di lì a poco, che ancora Lui ci stava lavorando.
“Se posso permettermi, con chi parla, signorina?” mi chiese il vecchio.
“Con Dio” risposi, “almeno è ciò che si sente”.
“Parli lentamente” rispose, “leggo le labbra da molto tempo ma lei sembra impastare le parole. Si prenda il suo tempo, a me aiuterà a capirla e lei imparerà a pensare”.
“A cosa dovrei pensare?”
“Al fatto che Lui sa bene cosa sta facendo, che non c’è labirinto letterario dal quale non sia capace di uscire”.
“E lei che ne sa?”
“Perché io sono La svolta, ci siamo già visti parecchie volte io e lei e anche se oggi mi presento al suo cospetto in modo più pacato, non vuol dire che abbia cambiato ruolo. Lei, signorina Catherine, si trova già al punto cruciale, lei è e rimarrà sempre la vittima degli eventi e Lui il supremo.”
Lo afferrai per il bavero della camicia sporca di sabbia e lo indussi a dirmi qualcosa di più.
“Se non lo ha capito, non ci sarà alcun inseguimento in auto, nessuna sparatoria, lei è esattamente dove dev’essere per Lui e dove rimarrà fino alla fine, quando capirà che questo non è altro che una storia intima senza azioni che narra di un dialogo sincero tra uno scrittore e il suo personaggio e che rappresenta esattamente il rapporto tra realtà e finzione che Lui vive ogni giorno con il suo mestiere. Se pensa che abbia preso un abbaglio si ricreda, Lui ha trovato l’uscita prima di cominciare”.
E io fui ancora una volta il suo personaggio preferito, la stupida donna che abbocca ai tranelli. Lui invece si rivelò il sessista che era sempre stato ma, di nuovo, non ingannò il genio che era.
Alessandro Cascio – Il blocco
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