Strage in Nuova Zelanda – Descrizione di un video che non doveva essere diffuso
L’ho visto per intero il video della strage in Nuova Zelanda, prima che lo tagliassero. Come me molti altri hanno dato un’occhiata e forse anche loro hanno provato quel che ho provato io. Un senso di distacco, feroce quasi quanto il killer, dovuto al fatto che il video fosse girato talmente bene, degno di uno shooter in prima persona, che il cervello faceva fatica a percepirlo come reale, più che altro realistico ma nulla di più.
Il killer arriva in auto con l’autoradio accesa, apre il bagagliaio, prende il fucile e un paio di caricatori e si dirige verso la moschea senza fretta. Incontra due persone ma non le uccide per non mettere in allarme i fedeli all’interno. Pochi passi e un uomo sulla porta si volta verso di lui e rimane impalato a guardarlo. E’ il primo a morire. Le immagini sono chiare, la webcam che ha presumibilmente sul cappello è di alta qualità. Spara a un uomo alla sua destra e dal corridoio fa fuoco su altra gente che non aveva ben chiaro cosa stesse succedendo. Uccide un ragazzo che preso dal panico tenta di fuggire superandolo, una mossa incomprensibile giacchè c’erano altri spiragli più alla portata. Dalla sala nessuno è fuggito invece, nonostante gli spari, la cosa dev’essere sembrata talmente anomala da confonderli. Vengono investiti da una raffica di proiettili sparati con maestria, l’esecuzione non ha tregua, decine di corpi si mischiano tra loro a ridosso delle mura. Si nota la sagoma di qualcuno vestito di nero nella stanza di fronte, uno scampato che ha trovato la fuga. Il killer esce, cambia caricatore e raggiunge il marciapiede dove incontra una ragazza, probabilmente la sagoma intravista in precedenza, le spara da lontano e la ferisce. Lei cade in terra ma è ancora viva. Urla “Help me, Help me”, a testa in giù sull’asfalto e tendendo il braccio verso la parte opposta della strada. Senza pietà lui si avvicina e le fracassa il cranio con l’ennesima raffica. Poteva salvarsi, ce l’aveva quasi fatta, credo che il punto peggiore per me sia stato quello, la disumanità del gesto mista alle implorazioni di una giovane che aveva tutta la vita davanti.
Non vuole lasciare superstiti, l’omicida che si è improvvisato attore perchè in quest’era tutto dev’essere documentato, perchè il quarto d’ora di celebrità predetto da Andy Warhol non sia uguale per tutti. Imbraccia un mitra, rientra nella moschea e sul pavimento il sangue si è finalmente fatto strada creando delle pozze, si sentono i lamenti di qualcuno rimasto probabilmente in vita. Spara sui corpi in terra, prima a destra della sala e poi a sinistra. In una delle tre poltrone in plastica fisse riposte in una rientranza c’è un bambino o una bambina, non riesco a capire se sia ancora in vita, ma lui non se ne cura, lascia partire un paio di colpi e nonostante il sussulto il corpicino inerme rimane com’era, in ginocchio su una delle poltrone.
Poi entra in auto, si sentono delle smorfie di soddisfazione, dei mugugni come di chi ha appena fatto una corsetta ed è arrivato al traguardo, continua a sparare attraverso il parabrezza e il video finisce.
Un film, un videogame in alta definizione, una scena già vista: un uomo entra in un locale e compie una strage, impossibile elaborare fino in fondo. Per questo penso che il video non doveva essere diffuso, perchè il mio distacco è quello puro di chi non farebbe mai del male a nessuno, ma quello dei folli, degli esaltati, dei potenziali emulatori potrebbe essere deleterio. Una cosa è certa, ci siamo abituati a tal punto alle scene di violenza che un video simile non riesce più a scalfirci come dovrebbe, fa scalpore l’atto, ma come mille altri che dimenticheremo presto, forse tra qualche giorno, quando le TV smetteranno di parlarne. Poi un’altra strage, un altro video su youtube, un’altra guerra arriverà a renderci completamente immuni all’emozioni.