La grammatica creativa

On 15/05/2020 by alecascio

La grammatica non è perfetta, non è matematica, per quanto mi riguarda la virgola va messa ogni qualvolta vogliate che il lettore prenda respiro.
“Me la ricordavo più bella, e Dio quanto la ricordavo angelica, ma guardala adesso, sembra tornata dall’Inferno”.
Chi sta guardando la ragazza in questione è quasi senza parole, ne soffre, mentre parla si chiede un sacco di cose che nasconde al suo interlocutore.
Si può iniziare una frase per congiunzione se la recitazione del testo che desiderate lo impone.
“Non avevo nulla da perdere.
E poi chi dice che si possa davvero perdere qualcosa se la vita è una corsa verso una linea di traguardo disegnata s’uno strapiombo?”
Il maiuscolo va messo ogni volta che desiderate dare importanza a un nome comune come se fosse nome proprio.
“Mia Madre, mio Padre”, se sono importanti al fine della storia vanno bene, se chi li nomina li considera inutili dall’asistenza futile, allora madre e padre.
Il punto può anche voler dire: concentratevi su questo, poi pensate al resto, ma soffermatevi.
“Jolene. Pianse per una notte intera”
Dopo Jolene c’è il vuoto, se avete fretta allora non ci siete dentro.
A Jolene dovete prendervi anche due minuti. Jolene è importante, ve la dovete stampare in testa e non dimenticarla a prescindere da quel che viene dopo.
I refusi fanno parte del testo, i refusi vogliono dire che chi ha scritto ha scelto di seguire la propria immaginazione e in quella si era perso com’era giusto che facesse. Se il testo viene dato alle stampe, la colpa è degli editor e dell’editore, non dello scrittore.
La D è eufonica solo se voi decidete che lo sia.
“Mi chiesi ad un certo punto cosa ci facessi lì”.
Il testo è vostro, non degli storici della lingua, dovete decidere voi come vogliate che venga letto.
Se volete mettere un apostrofo anche dove non è richiesto, la scelta sta a voi, nei limiti della creazione, non dell’ignoranza.
“S’era vista sfuggire di mano la vita, è quel che succede quando tieni troppo a lungo le mani nel fango”.
Non devi pensare “si era” se io non lo voglio, devi pensarlo o ripeterlo così com’è scritto: s’era.

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