La natura umana
La zona violenta della natura umana, del substrato, dell’inconscio, dei processi irrazionali sconosciuti alla coscienza, non può essere arginata ma incanalata in una strettoia al fine di renderla innocua o meno devastante. Perciò, fin dagli albori, l’uomo ha stabilito delle punizioni, formulato leggi e fondato religioni che potessero frenare il suo lato incosciente facendolo entrare in lieve ma fondamentale contatto con quello cosciente grazie a sensazioni come la paura o all’istinto primordiale dell’autoconservazione. Stabilire una morale comune che potesse influire sui meccanismi dell’incoscienza plasmandoli nel tempo è stata una delle più grandi invenzioni dell’uomo e una nobile ammissione dei propri limiti. Col tempo, l’arcaicismo di alcune religioni è stato corretto, il politeismo sostituito dal monoteismo, il vecchio testamento quasi del tutto rinnegato dal personaggio di Cristo e il lavoro svolto dagli apostoli e dalla forze politiche a loro accostate è stato imperfetto ma allo stesso tempo ammirevole, almeno nelle intenzioni.
Ciò che nessun predicatore ha mai calcolato è che l’uomo è disposto a rielaborare la propria coscienza pur di permettere al lato incosciente di tornare a galla. Quest’ultimo è come un fratello in prigione, rabbioso e devastante ma al quale siamo indissolubilmente legati perchè il solo a poterci liberare da ogni struttura mentale artificiosa.
E’ mio pensiero impopolare, quindi, che l’uomo sia l’essere più bieco mai apparso sul pianeta e che il genio non lo assolva, ma sia anzi la conferma di tale empietà. L’unica salvezza dell’universo è proprio la tendenza di quest’ultimo all’autodistruzione e di conseguenza, all’estinzione, che renderà la sua presenza in natura al pari di una folata di vento.