I Re del cemento
Qui il giorno è buio come la solitudine e la vergogna,
e la notte luccica di artificiose stelle per la strada,
esaltando giovani nascosti a vomitare eccessi
per sfidare la morte,
la vita,
e ciò che sta nel mezzo che non ha nome nè sostanza
e che gli mangia l’anima, carogna per le mosche:
potessero tornare indietro rifarebbero tutto al contrario
per diventare anch’essi Re del cemento.
L’africano scalzo si avvinghia al parabrezza per
sporcare il pulito con una spugna lurida di rimpianti,
e spirito in bottiglia a pochi soldi,
e scopate senza amore nè futuro
e amicizie fragili come la mente di un soldato tornato dal fronte:
potesse tornare indietro rifarebbe tutto al contrario
per diventare anch’esso Re del cemento.
Suonano stonati per la strada i musicisti assordati
da clacson e parole vuote di gente che abbaia
come cani spaventati,
la loro saliva sa di ketamina e il suono dei fiati
è otturato dai sogni rimasti ad incrostare
le fragili pareti di una tuba, una sassofono, una gola seccata
dalle sigarette senza marca mendicate ai ragazzini
in viale dei vizi.
Potessero tornare indietro farebbero tutto al contrario
per diventare anch’essi Re del cemento.
I nervi a pezzi dei vecchi pensatori si adagiano sulle poltrone in pelle
nascosti da illuminati quadri a rimpiangere illuminati poeti,
d’illuminate ere,
d’illuminate prose,
e affondano nella chimica solubile, sognando sogni impossibili
come quello di morire giovani:
potessero tornare indietro farebbero tutto al contrario per diventare anch’essi Re del cemento.
Le spalle squadrate, la schiena dritta, lo sguardo alto,
la stretta forte, la lingua misurata, il tono pacato,
la bocca sorridente, le orecchie attente, il passo lento,
accompagnati da orchestre che bestemmiano jazz
e rhythm and blues,
i loro pasti giaciono eleganti come principessine a corte,
su piatti dritti come le dure e scomode suole,
che calpestano la nostra cenere, amore mio,
e quella di tua madre dopo il cancro,
e quella di tuo padre in un’ospizio,
e quella di tuo figlio per la strada,
e quella del tuo amico chissadove,
di tuo fratello chiuso in una fabbrica
che se potesse tornare indietro rifarebbe tutto al contrario
per diventare anch’esso Re del cemento.
Alessandro Cascio – I Re del cemento