Il vecchio negoziante del Bazar
Quand’ero piccolo c’era un negozio, nel corso, che vendeva di tutto, da giocattoli a profumi, da vestiti a caramelle: si chiamava “Il Bazar”. Ogni volta che passavo da lì, il vecchio negoziante del Bazar mi diceva ch’ero bello e mi dava un Melody Pops, un lecca lecca alla fragola a forma di fischietto. I miei allora mi facevano così sulla spalla e mi dicevano: “Dì grazie al Signore, Ale”. E io ringraziavo.
Com’ero felice con quel lecca lecca mentre aspettavo che i grandi fingessero di interessarsi l’uno all’altro …
Ogni Sabato facevo finta di guardare le vetrine del Bazar e tossivo per dare nell’occhio. Subito il vecchio negoziante arrivava da me con un sorriso da Miss Italia e mi chiamava “Ale, che bello che sei” e poi mi dava il fischietto. Ancora oggi uso quel suo complimento in prosa che finisce in verbo per alcune ragazze, dico “Nome, che bella che sei” e ad alcune di loro provo anche a dare il fischietto.
Subito mia zia, mia madre, mio padre o un “grande” nei paraggi mi facevano così sulla testa bionda e mi dicevano: “Ale, come si dice? Su Ale, dì grazie al Signore”.
Poi il locale chiuse, rimase senza insegna per giorni e quell’angolo di strada rimase infelice come ogni posto nel mondo che non abbia belle vetrine a chiederci di fermarci a guardare.
Quando chiesi dov’era il vecchio negoziante del Bazar, un cugino acquisito di mia zia mi disse: “E’ in cielo”.
Il corso il Sabato pomeriggio era più divertente del corso la Domenica mattina. Mia nonna, che bene che le voglio, mi portava a passeggiare e poi assieme andavamo in chiesa dai cappuccini. Io non volevo perchè i cappuccini mi mettevano paura, ma lei mi diceva che dovevamo andare a ringraziare il Signore. Fu per quello che non saltai una Domenica per mesi, ero felice di ringraziare il Signore ed ero felice che molte altre persone assieme a me lo facessero. Tutti sapevano quant’era buono.
Dopo la messa andavamo a casa a mangiare il pesce e la nonna mi mandava alla “Bottega della signorina”, la chiamavano così perchè non c’aveva marito. Andavo lì per comprare il pane e col resto potevo prendermi quello che volevo. La signorina era grassa e simpatica, mi abbracciava e mi chiedeva: “Come stai piccolo? Dove sei stato?”.
“In chiesa” le rispondevo.
Mi dava un quartino di pane e col resto un uovo di cioccolato e “visto che sei andato in chiesa”, mi disse un giorno: “Questo te lo regalo”.
Io non so se anche a voi da piccoli davano in cambio un Melody Pops ogni volta che vi inginocchiavate per dire grazie al Signore, ma a me è successo e sono felice di essere cresciuto con l’idea che Dio fosse in realtà un brav’uomo che, dopo averti abbracciato e detto che eri bello, ti regalava un lecca lecca a fischietto. Ancora oggi, quando mia nonna, ormai vecchia e frastornata dalla fretta del progresso, per ogni buona sorte sussurra “ringraziamo il Signore”, io non posso far altro che pensare che ci sarebbe più gente devota se Dio fosse come il vecchio negoziante del Bazar e che, se invece dell’ostia e di una vana promessa, per ogni buona azione ti dessero in regalo un colorato e gustoso Melody Pops sul quale soffiare via rancori e pene d’amore.
Alessandro Cascio – Il vecchio negoziante del Bazar
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