Lo schietto

On 24/05/2016 by alecascio

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Ci spostammo verso ovest strofinando le palle sul manto morbido di due giumente col pelo così arricciato da non aver bisogno di sella. Ad Halowk piaceva cavalcare così e io per rispetto suo avevo provato e ora avevo il culo caldo e una gran voglia di scoparmi la mia cavalla, non lo avrei fatto, ma quando qualcosa ti strofina le parti intime per tutto quel tempo ti chiedi come sarebbe, ti viene in mente di tutto anche se sai che non arriverai mai a tanto.
“Tuo bastone dell’amore essere sveglio” mi dice Halowk.
“Non chiamarlo così” rispondo e alla parola amore il mio cazzo si moscia come una foglia strappata al suo albero e lasciata sotto al sole del sud.
“Come devo chiamare?”
“Non dovresti chiamarlo, gli uomini non si concentrano sul bastone degli altri uomini, fingono che non ci sia”
“Tuo bastone di virilità difficile da non vedere, dovresti mettere conchiglia”
E’ un complimento, forse, ma dove si trova una conchiglia nel deserto.
Per un attimo penso a come sarebbe scoparsi il culo di un nativo americano, se ho pensato alla cavalla perchè non pensare anche ad Halowk che mi guarda storto e mi dice: “Non avrai mio culo, viso pallido, ma possiamo fermarci alla locanda”.
Era la cosa migliore da fare, ne fui d’accordo, avevamo bisogno di rifocillarci e la mia cavalla non avrebbe sentito nulla abituata com’era ai suoi stalloni ed essere virili è importante in un rapporto.
La piccola Jasmine ha vent’anni e un fare che ricorda la matrona di Cincinnati che raccoglieva per strada vagabondi per succhiargli via con la fica fino all’ultimo dollaro e ogni goccia di passione che avevano in corpo prima di rigettarli nella loro fogna in cerca di altri soldi e trattarli nuovamente da esseri umani quando avessero le tasche piene.
“Allora, forestiero, vuoi cavalcarmi o vuoi startene lì a pensare alla tua puttana di Cincinnati?”
“Come cazzo fate tutti a leggermi nel pensiero?”
“Non lo facciamo, hai il cattivo vizio di parlare mentre pensi, è per questo che ti chiamano Lo schietto. Tutti credono che tu sia uno che non le manda a dire, ma io so bene che è una specie di malattia, ce l’aveva mio nonno, prima di morire ammazzato”
“Hai capito tanto di me in così poco tempo?”
“Mi scopi da quando avevo quindici anni, hai passato più tempo dentro di me che nel ventre di tua madre”.
Bella e ironica, insopportabile a volte ma chi non vorrebbe una donna di questo calibro ad allevare le sue bestie e a pulire le sue vacche nel grande ranch dei suoi sogni.
“Grazie” risponde, “di certo non tu, potevi chiedermi di sposarmi quando ancora non avevo affilato le punte d’uccello di tutti i tuoi amici, nemici, conoscenti e detrattori invece di rimpiangermi adesso che sono squartata anche nell’anima”.
Forse un giorno un filosofo racconterà di quanto noi uomini del passato siamo stati crudeli con le nostre donne, di quanto le trattassimo come carne fresca per gioirne e poi umiliarle, di quanto desiderassimo la purezza per gioirne e poi umiliarle se solo non si fossero mostrate compiacenti.
Non abbiamo dato loro alcuna scelta se non quelle di essere pessime comunque.
“Non credi?” chiedo a Jasmine, nuda e disinvolta come una Cheyenne che stende i panni sulle rive di un fiume nel Dakota.
“Credo a cosa?”
“Il filosofo, le donne che non hanno scelta”.
“Non so di cosa parli, quel pensiero te lo sarai tenuto per te, sarai guarito”
O la puttana mi prende in giro o sono guarito davvero.
Sento una fitta sulle palle, come se un dingo stesse banchettando sulla mia carcassa: “No, non sei guarito e non chiamarmi mai più puttana fino a quando mi userai per i tuoi scopi”.
Ma so che in fondo tiene a me, l’ho allevata io al suo mestiere, spendevo tutto ciò che guadagnavo per toglierla dalle mani sporche dei vecchi balordi che avrebbero finito per vomitarle addosso e per quanto riempirla di sperma fosse parte del suo mestiere, nessuno le avrebbe mai mancato di rispetto sporcandola d’altro se non di quella quantità di sporco pattuita per la ricompensa.
E poi con me non ha mai dovuto lubrificarsi la fica con la saliva, è sempre stato tutto naturale.
Mi guarda, la penetro e avvolge i miei occhi con i suoi e non so ancora se i miei pensieri li abbia detti o solamente pensati, ma guardando il suo sguardo lucido spero di non essere ancora guarito.
Fuori, Halowk ha già sistemato i cavalli, io lascio a Jasmine il suo compenso più la mancia e le dico: “Piccola, verrò a prenderti quando tutto sarà finito e ti sposerò, ti porterò nel mio ranch e staremo per sempre assieme”.
“Sì, come no” risponde, “non sei l’unico a dirmelo, sai Schietto?”
Halowk mi indica il fumo su nella montagna.
“Dobbiamo andare, mio fratello ha bisogno di me”.
Mi avvicino a lui e sorrido: “Non ho mai capito come facciate a comunicare con il fumo. Lo trovo affascinante, voi siete degli esseri affascinanti, per questo lotto per la vostra causa. Cosa sta dicendoti, Halowk, cosa sta dicendoti tuo fratello?”
“Non sapere ancora, ma di una cosa essere sicuro, sua casa sta andando a fuoco”.
E mentre pistola alla mano ci dirigiamo a nord per salvare un altro Cheyenne dai banditi, in sottofondo sento Conck il grasso urlare alla mia Jasmine:
“Piccola, verrò a prenderti quando tutto sarà finito e ti sposerò, ti porterò nel mio ranch e staremo per sempre assieme”.

Alessandro Cascio – Lo schietto

 

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