Scopati prima la cavalla zoppa

On 06/05/2017 by alecascio

<<Vedi ragazzo, forse il sesso è naturale ma sono le scelte che lo riguardano e non esserlo, non più come una volta almeno. Diciamo che mi offri un altro bicchiere di questa roba e te lo spiego meglio. Ecco, guarda quelle due sedute al tavolo. La tipa vestita di rosso è sgargiante, ha un vestitino plumage aderente perché sa di avere due tette enormi e se proprio deve portarsele dietro, allora tantovale mostrarle. Ha dei tratti asiatici ma ha la carnagione scura, bell’incrocio, belle gambe, anche struccata sarebbe una favola. Poi c’è l’altra, quella bassina, carina, una di quelle che quando è sola la guardi e dici uhmm, mentre quando è con la sua amica è come se non esistesse. Anche la cameriera ha preso prima l’ordinazione della ragazza in rosso, tutti gli occhi sono puntati su di lei e nell’ombra la piccoletta carina attende.>>
Sposta la mia sedia verso di sè afferrandola da sotto il tavolino tondo e mi sussurra, sempre che la sua voce grottesca e baritona sia capace di sussurri:
<<Con quale delle due ci proveresti?>>
<<Con l’asiatica>> rispondo, come avrebbero fatto tutti.
<<Se hai fame e cacci due lepri, una corre e una cammina, a quale spari per prima? Alla seconda, è naturale. I cavalli, loro sono animali furbi, per esempio. Un mandriano mi raccontò che quelle splendide bestie, allo stato brado, non badano all’aspetto ma alla sostanza. Non rincorrono, non si scomodano, semplicemente trottano e si fottono la prima che si trovano di fronte, la più lenta, perfino quelle zoppe. Loro si scopano prima le cavalle zoppe, mirano in basso per raggiungere il proprio scopo senza doversi affannare. Non appena le cavalle strafottenti si accorgono che nessuno le insegue sai cosa fanno, vanno loro dal maschio a farsi scopare e d’un tratto diventano mansuete e accondiscendenti>>.
Si alza, si sistema i pantaloni e si dirige verso il tavolo delle due ragazze. L’asiatica fa una smorfia di disapprovazione e sgrana gli occhi, ma Marshall cambia voce, modi, espressione, si camuffa da getiluomo e con tono sorprendentemente audace si rivolge alla ragazza carina: <<Mi scusi, signorina, ho notato che ha ordinato dello Chardonnay, non so cosa ci faccia una donna come lei in questo posto, non ho mai visto nessuna ordinare Chardonnay qui dai tempi in cui Shirley Eaton lo frequentava. D’altronde credo che la sua bottiglia sia antica quanto quel ricordo. Ha scelto il suo biondo per la tinta e quindi mi chiedevo se lei, per caso, non fosse sua figlia>>.
<<La figlia di un’attrice>> sorride lei, <<vuole dire che sono bella quanto una bond girl?>>
<<Non voglio, l’ho già detto, d’altronde una donna che ordina vino francese non può che essere di sangue borghese e lo dico sottolineando il fascino della parola e non l’arroganza che di certo non le appartiene>>.
Dopo venti minuti esatti i due si appartano e parlano di cinema e vitigni, lui si meraviglia della cultura cinematografica di lei che per la prima volta è la protagonista e non la spalla. Io e l’asiatica rimaniamo da soli, lei a bere il suo cocktail alla fragola, io a sorseggiare il mio Southern. Si gratta il naso, quel suo naso perfetto sembra che la stia torturando, tutto il suo corpo perde di eleganza, diventa d’un tratto impacciata, si sente a disagio, non sembra abituata al buio e io, con una sola occhiata, le ritorno quelle luci della ribalta che ha perso per colpa di Marshall.
<<Ho preso un … non so bene cosa sia ma è alla fragola e io amo le fragole. Il tuo cos’è?>> mi dice, sfacciatamente, aspettandosi una risposta che nessuno le negherebbe.
<<Le donne che amano le fragole sono amanti della libertà e della bella vita, forti e tenaci ma al tempo stesso dolci e sensibili>> le rispondo nonostante non capisca la differenza tra una fragola e un fagiolo.
Un vento comincia a soffiare sul suo volto, si libera i capelli dalla coda di emergenza e si affida totalmente a me come fossi l’unico uomo sulla terra, schizzando sul suo corpo nudo gocce di acqua di ruscello si avvicina trascinando il suo vestito trasparente e afferra lo strascico con i denti, lo tira giù e si morde le labbra.
Almeno è così che io la vedo quando viene a chiedermi se può sedersi.
Dieci minuti appena di discorsi, poi Marshall torna quel che è realmente, rozzo e fastidioso dice alla ragazza di alzarsi e di tornare al suo schifoso cocktail, che qui c’è da fare.
<<Ecco, come volevasi dimostrare. Scopati prima la cavalla zoppa e tutte le altre zoppicheranno per te. Non sono nulla senza attenzioni eppure fingono di rifiutarle>>.
<<Ero riuscito a parlarle>> balbetto.
<<Cosa>>
<<Era qui, con me, rideva, ero riuscito a parlarle e tu me l’hai portata … >>
<<Me, me, me, sembri una pecora gravida, tu non sei riuscito a far nulla, ho fatto tutto io, è la mia teoria questa, non ha brevetto ma a nessuno verrà mai in mente di togliermela da sotto il naso fino a quando sarò in vita. Non hai fatto nulla, sei solo il salvagente di una donna fragolosa e senza cervello che ha avuto in dono la luce ma non l’accende il giorno e la spegne la notte>>.
Guardo le due alzarsi e andar via, rimango immobile, annebbiato, estasiato e arrabbiato.
<<Nessun cavallo è veloce se non ce n’è un altro lento, nessun uomo è alto se non ce n’è un altro basso. Non siamo niente senza termini di paragone. Rendi basso chi è alto, rendi brutto chi è bello, rendi stupido chi è eccelso e il mondo sarà tuo.Ora vai, paga il conto e diffondi il verbo>>.

A Cascio

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