La corsa

On 07/10/2017 by alecascio

denti-cavallo

 

- Non ci è stata data la clessidra del tempo che ci rimane. Bisognerebbe vivere attimo per attimo.

- Ammiro il suo slancio poetico da bagnante annoiato, dottore, ma potrebbe almeno tirare a indovinare?

E’ giorno. Dottore e paziente dialogano in una camera d’ospedale. Il paziente è coricato e intubato che sembra il motore di una BMW e il medico guarda una cartella clinica per paura di incontrare gli occhi dell’uomo che invece lo fissa insistentemente.

- Non so, direi una settimana, giorno più giorno meno.

- Una settimana ha solo sette giorni, sia più preciso. Le piacerebbe se le dicessero che ha vinto due milioni di euro, milione più milione meno?

- Ok, Mercoledì non vedrà il sole.

- E il mare?

- Intendevo dire che sarà morto, non vedrà neanche quello.

- Poco male, il sole e il mare mi fanno la pelle secca.

Il Dottore sa bene che il paziente, tra un po’, di pelle secca ne avrà tanta che neanche a nuotare nell’olio… Si è accorto di aver dato del morente a un moribondo e china il capo sicuro che udirà a breve il solito urlo di negazione, prima del pianto di rassegnazione. Ma il paziente invece continua a blaterare quieto.

- Chi le dice che i morti non vedono il sole? Lei è mai stato morto ultimamente?

- Certo che no, era un modo di dire.

- Lei non crede in Dio, vero?

- No, per Dio! Sono un uomo di scienza io.

- Per quale Dio è un uomo di scienza se non crede in Dio?

- “Dio!” è un’esclamazione!

- Non l’avevo mai visto in questo modo, avevo sempre pensato che fosse un punto interrogativo.

Il Dottore scrive qualcosa sulla cartella clinica ai piedi del malato.

- Si toglierà ogni dubbio Mercoledì.

- E’ vero, per questa ragione non sono triste, perché mi toglierò un dubbio finalmente. Anche se …

- Anche se?

- Stavo pensando che se scoprirò che Dio non esiste, non potrò comunque tornare in terra a commettere finalmente tutti i peccati che ho dovuto evitare per via della fede. Lo sa quale sarebbe la sconfitta peggiore per un cristiano?

- No, me lo dica lei.

- Arrivare di fronte a Dio e scoprire che non esiste nessun inferno e che saremmo arrivati nell’eden anche scopandoci le nostre madri. Ecco perché i peccatori sono la linfa vitale della fede, perché si deve pur stare davanti a qualcuno per arrivare primi.

- E’ come giocare alle corse. Bisogna puntare su un cavallo e sperare che tagli il traguardo.

I due restano un attimo in silenzio a pensare a ciò di cui hanno appena discusso e al fatto che paragonare la fede all’ippica è blasfemo, che sia fede in un nulla buio e vuoto o con la barba e meglio agghindato.

Poi il paziente spezza il silenzio.

- L’unico cavallo vincente è comunque la fede in Dio, non l’ateismo.

- Perché mai?

- Ci pensi bene. Lei ruba?

- No, che domande.

- Uccide?

- Certo che no.

- Commette atti impuri, lussuriosi, pratica sodomie e altre pratiche sessuali immorali?

- Che va dicendo. Ho sessant’anni suonati e sto con mia moglie da trenta, anche se volessi non …

- E allora mi dica un po’, su cosa ha puntato davvero? Insomma, se vincerò io avrò un paradiso, un paio d’ali, viaggerò nel tempo e nello spazio, sarò beato e sazio per l’eternità ma lei, dico, cosa vincerà?

- Non credo siano discorsi da fare in questo momento e in luoghi come questi.

- Parlare di morte in un reparto oncologico è come parlare di figa al militare, non esiste luogo più adatto. Dico solo che avere fede è come giocare a una lotteria milionaria senza pagare la giocata. E’ una questione pratica: conviene più dell’ateismo a meno che lei non abbia deciso di peccare in maniera smisurata e disinibita.

- Vuole dire che i veri atei sono i peccatori?

- Esatto.

- Non crede che alcune delle leggi di Dio possano coincidere con alcune leggi della coscienza?

- La coscienza non premia quanto la fede. Ascolti me, si goda lo status da infedele peccatore, altrimenti si riduce come quel cacciatore vegetariano che andava per boschi a sparare ai funghi.

Si nasce e si muore soli, ma in mezzo … che casino! Il Dottore si guarda intorno e nota che non c’è nessuno al capezzale del suo paziente, così desiste dal lasciarlo solo, nonostante abbia altro da sbrigare. Prende una sedia.

- Posso sedermi qui?

- Non credo possa coricarcisi, ma sedersi sì, è una sedia, è fatta per quello.

- Lei non ha parenti?

- No, odio i miei parenti quasi quanto voi medici odiate le mele.

- Come mai?

- Lei lo ha fatto mai il gioco dell’aereo e della pista d’atterraggio per far mangiare i suoi figli? Sa, il genitore che finge che il cucchiaio di semolino sia un DC-9 e la bocca del bambino l’aeroporto di Punta Raisi?

Il Dottore ride. Ricorda i vecchi tempi. Quasi aveva scordato quel gioco.

- Certo, lo facevo sempre ai miei figli.

- Bene, noi eravamo così poveri che mio padre partiva col cucchiaio di semolino fumante dalla cucina e urlava “may-day, may-day, abbiamo un motore fuori uso, si richiede il via libera per atterraggio di emergenza”. Partecipavano tutti, mia madre faceva la torre di controllo e rispondeva “Roger, illuminiamo la pista B-22, visuale minima, confermate l’atterraggio” ma la maggior parte delle volte l’aereo non riusciva a farcela, pure con tutti gli sforzi dei piloti “torre di controllo, emergenza, il carrello è andato” si schiantava sul piatto e … i miei mi dicevano che il mio volo si era andato in pezzi. Con un cucchiaio di semolino facevo almeno quattro voli e con un barattolo ci giravo il mondo due volte. A Natale invece, mio padre usciva fuori, sparava un colpo di pistola e ci diceva che qualcuno aveva ammazzato Babbo Natale.

Il Dottore si sfrega gli occhi, un po’ per stanchezza e un po’ perché …

- E’ una storia triste.

- Ma non è vera.

- In che senso?

- Nel senso che l’ho inventata.

- Non si prende in giro la gente in questo modo.

- Mi dica lei il modo giusto per farlo, allora.

Il Dottore si alza dalla sedia seccato e dice di dover andare a lavorare.

- Perché mai lavora sacrificando una così bella giornata?

- Il lavoro sarà anche sacrificio, ma nobilita l’uomo.

Il paziente invita l’inserviente e la donna delle pulizie, intenti a pulire vetri e pavimenti, a girarsi …

- E’ probabile che il Principe marocchino Mohammed e la Principessa rumena Andrejna non la pensino come lei, sa.

Ride.

Il Dottore fa per andare via.

- E comunque, mio caro Dottore ateo, le farò sapere chi ha vinto dei due la corsa ai cavalli.

- E come intende fare?

- Un modo di certo lo troverò.

E’ Venerdì sera, il paziente è già morto da qualche giorno ormai. Il Dottore è a casa, la moglie dorme e lui nervoso fa zapping tra i più di quaranta canali della nuova tv satellitare. La tv è appena passata sul satellite e gli innamorati che guardano la Luna, tra un bacio e l’altro vengono interrotti dalla pubblicità. Il telecomando sembra non funzionare più, le batterie sono andate e lo sgabuzzino delle cianfrusaglie elettroniche si trova giù al piano terra, probabilmente troppo giù per uno che ha i piedi gonfi e venti chili di troppo. La Tv è ferma su uno sconosciuto canale sportivo. Ci sono le corse dei cavalli. Due commentatori presentano la prossima gara. Uno è giovane, lesto e grintoso, l’altro è compassato e attempato, sembra già aver ricevuto tutto e troppo dalle corse e non fa altro che annuire alle parole del collega che parla al pubblico.

- “Buio” e “Paradiso”, i favoriti di quest’ultima corsa, sono ai

cancelli.

Il vecchio commentatore annuisce e lascia che il giovane continui.

- La serata sembra abbastanza fresca e la sabbia è stata bagnata con accuratezza in modo da consentire anche agli zoccoli più fragili come quelli di “Stangata” di eseguire una spedita galoppata. Penso proprio che non ci saranno novità dalle retrovie, non credi anche tu?

Alla domanda, il vecchio commentatore annuisce e rimarca il silenzio con un viso privo di espressione. Come se nulla fosse, l’altro continua sciolto e strepitante.

- Non c’è che dire, gli altri cavalli sono di ben poco conto, ma speriamo ugualmente in una magnifica gara.

Il Dottore salta sul materasso.

- No, non può essere.

La moglie si sveglia di colpo.

- Cosa non può essere?

- Non capiresti, mi prenderesti per matto.

- No che non ti prendo per matto, cosa c’è?

- Non ci crederai, ma il malato di cui ti ho parlato sta per mantenere la promessa, sta per rivelarmi se il Paradiso esiste davvero.

La donna si rigira nel letto.

- Tu sei tutto matto.

Mentre continua la telecronaca con Paradiso in testa seguito da Stangata e Buio. Il Dottore segue con trepidazione.

- Forse esiste davvero un Paradiso.

- Credi davvero che quell’uomo stia comunicando tramite un

canale sportivo?

- Perché no, se Cristo scendesse in terra oggi, userebbe le Tv per predicare.

- Sì, lo sbatterebbero su Rai Tre alle due e mezza dopo Marzullo.

C’è qualcosa che non va, Buio guadagna terreno su Paradiso che sembra aver preso un andamento da trotto. Il commentatore non crede ai suoi occhi, Paradiso è quasi sul punto di fermarsi. La moglie del Dottore comincia a interessarsi alla corsa, anche se non capisce un granché d’ippica.

- No, mi sbagliavo.

- Già. Forse c’é il buio, visto come vanno le cose.

Fa in fretta a cambiare idea perché Paradiso adesso sembra aver capito a che sport sta giocando e comincia a correre.

- Sì, ma il Paradiso mi sembra abbia ancora una chance.

Così continua per un po’, un botta e risposta tra Paradiso e Buio. Buio si fa strada, supera in curva fino a quando un forte tuono fa tremare le finestre e fa andare via la luce.

- Non è possibile!

Il Dottore corre al contatore dicendo di dover vedere Buio. La moglie risponde.

- Ce l’hai tutto intorno, non credo si possa vedere altro!

Non appena tornata la luce, il canale sportivo mostra Buio e Paradiso in terra, Stangata che in volata piomba addosso ai due e altri tre cavalli che tentando di saltare il mucchio ammassato sulla sabbia, finiscono inevitabilmente per farne parte, data la rapidità con la quale hanno superato la curva. Un cavallo sconosciuto, quasi un ciuco, si incammina vittorioso verso il traguardo, ma non sembra avere alcuna fretta. Il cavallo si chiama Carpe Diem. Il giovane commentatore parla al pubblico, ha un tono tra lo stupito e l’infastidito.

- Quell’animale se la prende comoda, non c’è che dire. Se non fosse un cavallo giurerei che ci stia prendendo per il culo.

Il vecchio commentatore annuisce ancora una volta ma per la prima volta nell’arco dell’intera telecronaca, ride.

- Buio e Paradiso, i grandi favoriti, non riescono a rialzarsi e Carpe Diem non ha intenzione di affrettarsi. Piuttosto continua a sgambettare verso l’arrivo. E’ quasi un’offesa al mondo delle corse, non credi anche tu?

Il secondo commentatore, prende il microfono sorprendendo il collega.

- Questo cavallo sì che ha un buon andamento.

- Che diavolo dici!? Non è una corsa, è una passeggiata al parco per signore.

- Non ho detto che sia bravo a correre, ho solo detto che quel cavallo ha un buon andamento.

Il fantino di Carpe Diem scalcia l’animale come se fosse in volata, ma quello si ferma prima a mangiare un mucchio d’erba sporgente sulla staccionata che lo divide dal pubblico e poi, cosciente di dove si trovi il traguardo, riprende a camminare. Il giovane commentatore si riappropria del microfono.

- Quel cavallo non ha capito le regole.

Il vecchio prende un altro microfono e dopo aver tolto per sempre il volume al collega spingendo un bottone sul mixer di fronte a lui, parla al pubblico, anche lui prendendosi le sue pause come Carpe Diem.

- Sapete, signori e signore a casa ho iniziato la carriera al Caprilli nel dopoguerra pulendo i peggiori brocchi che la fame riusciva a risparmiare e negli anni ho visto cavalli rompersi le zampe per tagliare il nastro, giocare in modo scorretto e rovinarsi l’appetito dopo una sconfitta e l’unica cosa che ho compreso e che sempre mi resterà di questo sport è che c’è bisogno soltanto di un bel po’ di avena e una buona spinta per rendere un cavallo vincente ma nessun mangime e nessun allenamento potrà mai fargli comprendere che la corsa non cambia il traguardo, ma lo anticipa o lo ritarda.

Le ultime parole del commentatore sfumano sul viso sonnecchiante della moglie del Dottore. L’uomo, sorridente, comprende il messaggio o così crede: qualsiasi cosa ci sarà nell’aldilà, non è affare che riguarda la vita. Forse il dopo può aspettare che l’adesso viva senza troppo correre.

E’ giorno. Un flashback riporta alla prima scena, quella in cui il paziente e il medico parlano per l’ultima volta. Il Dottore è intento a difendere le sue idee.

- Il mondo ha troppi sogni e troppo poco tempo per pensare a esaudirli. Così delega qualcun altro, nei cieli.

- E cosa si aspetta il mondo da un uomo che viene ucciso e dopo tre giorni resuscita?

- Non so, che sposi Brook e pesti Ridge, forse.

- Lei è sicuro che resterà ateo fino alla morte?

- Tanto quanto lei è sicuro che resterà cristiano.

- Già.

Si guardano. Il paziente sussurra.

- Ci vuole coraggio.

- Per cosa?

- Per affrontare una vita da ateo ci vuole coraggio, ma per arrivare in punto di morte e mantenersi tale… beh amico mio, per quello bisogna essere degli eroi. Come fate?

- A vivere in cambio di niente? Alcuni si disperano, altri semplicemente non ci pensano …

-… e altri, forse, considerano la vita un regalo abbastanza grande.

Poi stanchi della sfiancante discussione, i due fanno un lungo respiro, certi che comunque vada in morte, in vita non c’è data molta possibilità di scelta: o accettiamo l’esistenza di Dio e ci chiediamo per sempre chi sia, o accettiamo il fatto che non esista e ci chiediamo per sempre chi siamo.

A.Cascio

 

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