SAD SAD CHRISTMAS – La serie di Natale

On 23/12/2017 by alecascio

“Perchè odi il Natale, ragazzo?” mi disse guardandomi negli occhi e scalpellandomi l’anima a colpi di puntuta saggezza, ogni ruga aveva una storia da raccontare, ogni pelo bianco era un calcinculo preso e poi ritornato.
“Perchè…” dissi e ne avevo di cose da dire ma lui mi troncò sul nascere, la sua voce fioca spazzò via la mia, squillante, focosa, contro ogni legge di natura.
“Te lo dico io perchè. Non sei felice e allora tutto ciò che richiama alla felicità lo respingi perchè sai di essere impermeabile, che non ne trarrai alcun vigore ma ne uscirai ancora una volta sconfitto, asciutto, guarderai gli altri fradici di piacere rinfacciarti che sei così stupido da non aver tratto dalla conoscenza un vantaggio. Non esiste grotta e bambino, non c’è storico del tempo che ne faccia menzione, abbiamo mischiato misticismo, magia, fiaba e religione creando un’accozzaglia di comportamenti e azioni illogiche e ne gioiamo pure. Pensi che la gente ci creda davvero? Abbiamo solo bisogno di giorni speciali, di giorni in cui fare qualcosa di diverso, non importa che sia Natale o la festa accadica di Akitu, quel che importa è che quel giorno possiamo vestirci bene, che bere e mangiare oltre il dovuto non ci faccia sentire in colpa, che spendere i nostri risparmi sia un dovere oltre che un piacere, abbiamo bisogno di sforzarci di essere felici, di provarci, di non lasciarci andare e scivolare negli ingranaggi della ruota che ci logorano giorno dopo giorno. Potremmo abolire tutte le religioni, troveremmo comunque qualcosa in cui credere perchè siamo deboli, siamo bambini che stringono spade affilate ma non hanno la forza di alzarle da terra, siamo armati ma disarmati al tempo stesso e tu, che ne sei a conoscenza, che ne hai la coscienza dovresti …”
Mi alzai, gli diedi uno schiaffo sulla nuca e gli dissi di star zitto.
“Come ti permetti?” mi urlò.
Gliene diedi un altro e un altro ancora.
Lo so, non è il finale che ci si aspetterebbe da una storia del genere, ma vedete, come diceva il vecchio abbiamo bisogno di uscire dai canoni, di non farci schiacciare dai meccanismi e allora cosa c’era di meglio che schiaffeggiare il saggio di turno nonostante le sue parole illuminanti, chi lo aveva mai fatto, chi ricorda una storia simile nella storia delle storie?
Quello fu il mio Natale più bello e se ne volete uno simile anche voi, visualizzate bene la vostra storia, non è difficile perchè è scontata come ogni altra, poi deviate il percorso, fate qualcosa di totalmente sconsiderato e fuori tema e urlate al cielo “sono libero”, urlatelo finalmente e avrete scartato il regalo più bello della vostra esistenza.

AC – Il saggio di Natale

 

 

 

Messaggero: “Oh, Cesare Augusto, il cristo è nato. Alzatevi, dobbiamo avvertire il popolo”
Cesare: “Eccheccazzo, giusto oggi che è Natale?”

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Mio padre era un ex militare. Mi costringeva a scrivere una lettera a Babbo Natale per la vigilia, ma io non sapevo ancora scrivere bene. “Con quante T si scrive riscatto, Papà?” gli chiedevo sempre.
Ma non era un uomo cattivo, lo so perché ogni anno mi portava in chiesa. Indicava l’uomo in croce con la barba lunga e mi diceva: “Peccato figliolo, a quanto pare Babbo Natale lo hanno ammazzato anche quest’anno”.

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Il Papa ha detto che per le feste bisogna mettere da parte i musi lunghi, di perdonare e dare un abbraccio a chi odiate. Quindi ricordate, se per Natale qualcuno vi abbraccia, vi odia.

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A Natale spuntano sempre persone che non vedevi da una vita. Un’amica mi ha scritto “Ale, da quanto tempo, perché non mi telefoni una settimana di queste”. Gli ho risposto: “Col cazzo! Ma lo sai quanto mi costerebbe una telefonata di una settimana?”

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E’ Natale, non abbandonate i vostri cani per andare in vacanza in montagna, abbandonateli e andate al mare, che anche in Inverno ha un suo perché.

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Una volta facevo doposcuola a un bambino. Scrisse la lettera per Natale e me la diede per correggerla. 
“Vuoi che non ci sia più la fame nel mondo?” gli domandai: “Cristo santo, come ti viene in mente. Ti immagini se Babbo Natale avverasse il tuo desiderio? Nessuno avrebbe più fame, non mangeremmo più, l’economia andrebbe a picco, dimagriremmo tutti fino a morire e ci estingueremmo piegandoci su noi stessi tra atroci sofferenze.”
Poi lo guardai dritto nei bulbi: “Vuoi davvero spedirla?”
“No” mi rispose spaventato, strappò la lettera e chiese un Power Ranger.

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Tra una giocata a tombola e una giocata a carte, non si scordavano mai comunque che il mondo fosse pieno di guerra e sofferenza. A loro piaceva ricordarlo così: 
“I morti nella strage di Charlie Hebdo”. 
“17, aspetto un numero e faccio tombola”
“Le bombe sganciate dagli eserciti russi in Siria”
“21, ma l’8 è uscito?”.
“Vittime dell’attentato a New York di Ottobre”
“Tombola”.

Ricordiamo ogni anno la figlia del macellaio di Betlemme, sempre presente nei presepi, che ridente si apprestò a portare salami e prosciutti alla grotta del Cristo nascituro. 
La ricordiamo perché fu il primo essere umano della storia a dare del porco a Gesù.
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Io e Colin, il mio amico immaginario, eravamo inseparabili fino a quando non mi tradì scopandosi la mia ragazza immaginaria nella mia Ferrari immaginaria.
Facevamo tutto assieme, giocavamo, guardavamo i cartoni, ma poi crescendo ho dovuto dire basta. Il giorno di Natale, mentre la neve fioccava e gli gnomi cantavano a festa, lo portai fuori di casa e gli dissi “Colin, adesso sono grande, è finita” e chiusi la porta di casa dopo averlo salutato in lacrime.
L’indomani mia madre bussò alla porta e mi urlò: “Ale, Cristo di un Dio, sei tu che hai chiuso fuori tuo cugino Colin per tutta la notte?”

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Perché amiamo la nostra religione e vogliamo difenderla con le bombe? Perché a Natale si mangia, a Santa Lucia si mangia, a San Giuseppe si mangia, per l’Epifania si mangia, per Pasqua si mangia. E quelli che sono contrari alla guerra? O sono vegetariani o sono a dieta.

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A Natale cercavo di smuoverlo dalla sua poltrona, andavo da lui con le palle fluorescenti e le stelle filanti e gli dicevo “papà, l’albero, ti prego, voglio fare l’albero”. Lui si alzava, mi portava in giardino, mi piantava con la terra fino alle ginocchia e “ok, fai l’albero” mi diceva.

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Auguro a tutti voi un quieto e felice Natale e ovviamente, a tutti coloro che si chiamano Natale, un quieto e felice “tutti voi”.

 

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