In Berlin

On 13/01/2018 by alecascio

british_love_nazi

Un giorno, uno soltanto, ci incontrammo per caso a Berlino d’Inverno e lui si gettò su di me in un vano tentativo di illuminare quella parte di terra che dorme e vuole dormire. Mi afferrò per le palle, cercò di leccarmi la bocca e io lo scaraventai sul pavimento, gli diedi del frocio, lo trattai come un cane tratta un altro cane, ma era abituato, gli si leggeva in viso. Lei invece, un’anima prosciolta dalla condanna della retta via, lo prese per mano e poi baciò la mia: “Non litigate che la vita finisce presto, non durerà quanto durerà il nostro corpo, gli anni della morte sono decenni e servono solo a ricordare questo momento, questo soltanto”.
E ci portò in un posto in cui uomini e donne non avevano sesso, io, lei, poi solo eunuchi ed ermafroditi liberi da vincoli affettivi vestiti soltanto di cappelli militari, una signora seduta sul divano teneva al guinzaglio due piccoli Akita e calciava col tacco dello stivale chi aveva di fronte per spingerlo a ballare, a spogliarsi, a fare sesso ovunque volesse: “Amore, amore, sopravvalutato amore, dura un giorno, uno soltanto, quando ci si guarda e ci brucia il cuore, il resto è solo una scia di quell’istante” e poi osannava le cubiste e il loro look nazi, urlava “oddio, se questa è un’invasione voglio essere deportata”.
In tre entrammo spalla a spalla con lei al centro, minuta, col caschetto nero e un viso talmente comune da risultare rara. Lui cantò con una voce grossa Sex Drive mentre sconosciuti attorno lo truccavano, rideva fatto di nessuna droga, carismatico, eccentrico, dalla voce angelica, mi scusai nel rumore della folla per non ostentare le mie debolezze. Accennò un sorriso:
“Vuoi lei” mi disse, “questo è il momento, questo soltanto”.
“Perché pensi che non ce ne sarà un altro?”
“Non è un pensiero, è una probabilità, per quanto remota devi prenderla in considerazione”.
Così, immerso nell’alcol che pioveva dal cielo, gratuito come acqua di sorgente, iniziai a spogliarmi anch’io con gli altri ma le tenevo gli occhi addosso ad esaltare attraverso lei la mia sessualità e tutti quanti la rispettarono. La presi in braccio, si tolse la camicia, la feci volteggiare, potevo farle di tutto leggera com’era, poi si aggrappò con le gambe ai miei fianchi e sentì l’eccitazione pressare sulle mie mutande. La baciai e nonostante il disprezzo generale per il romanticismo lei si fece piccola e prima le labbra, poi la lingua, come amanti in un bordello. Lui cantò per noi, solo per noi e diventammo amici per sempre anche se legati ad un palpito, uno soltanto.
Poi la sera si fece chiara, l’angolo dietro al divano in cui l’avevo penetrata senza scoparla, giusto per starle dentro mentre l’amavo, pensavo fosse il rifugio perfetto, ma di colpo sgranò gli occhi e si rivestì, baciò lui sulle labbra e corse via. La inseguì, poi si fermò e pianse.
“Dove sta andando?” chiesi.
“La gente se ne va, non importa dove, io lo so meglio di te che se ne vanno tutti e non tornano più”.
Le corsi dietro per tutta la galleria dei graffiti senza affanno, qualcuno mi urlò di lasciarla perdere, la trovai sul cofano di un’auto italiana a sistemarsi, quando arrivai mi guardò male.
“Non ti amo, non ti voglio, non mi piaci, non sono per te né tu per me, era un giorno, uno soltanto, ma tu l’hai tramutato in una promessa”.
“No” le risposi, “ascoltami ma sentimi, altrimenti tutto si perde. Conosco i limiti del genere umano solo perché ne sono parte, non ne prendo le distanze, sono io stesso il limite umano, ma concedimi un’ora, una soltanto e poi vattene via e cerca nuove strade”.
La presi, pesava quanto una foglia in autunno, l’alzai da terra e la riportai indietro e dopo un’ora passata sul mio petto scomparve durante una guerra di cioccolatini partita da un matto coi tacchi alti in piedi sopra un tavolino.
Mi chiedo ancora cosa avessi di splendido da farmi svegliare di colpo nella notte, a cosa serva vivere l’attimo se abbandoni il sogno di dilatare il tempo, di modellarlo a tuo piacimento, avvilita vita soggetta all’incubo dei ticchettii.
Per rabbia non dormo, non per amore, perché io lo so che l’esistenza è troia, ma so anche che è una, una soltanto e l’amo e l’odio allo stesso modo, come ho amato te e ho odiato Berlino … e la disprezzo ancora.

AC – In Berlin

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