Alessandrocascio è un maschilista da boicottare: breve storia di una vecchia e di una follia di massa

On 26/05/2018 by alecascio

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Mi sono sempre definito uno scribacchino, così mi chiamava una ragazza di Brugherio di cui ero follemente innamorato da ragazzino. Aveva i rasta, gli occhi verdi e mi diceva che leggere una pagina del mio primo romanzo ogni sera le faceva superare la paura del grosso pino a coda di volpe di fronte la finestra che quando faceva vento sfregava le foglie sui vetri e a lei sembrava che stessero entrando i ladri. Il padre viveva con la sua donna, la madre era morta da tempo, così la piccola Kla era costretta a vivere da sola coi fantasmi della sua vita fuori dalla finestra, che poi, anche se fossero stati angeli, non dovevano entrare lo stesso, non la notte, non facendo tutto quel rumore. Il mio romanzo di quello parlava, di genitori che non ci sono e di mostri.
Quello di scribacchino è il massimo grado che io abbia mai conseguito sul campo di battaglia letterario, mi ha decorato con onore una piccola donna dall’alta carica e l’accento milanese.
Gli altri mi hanno definito in molti modi a secondo della fascia di pubblico che mi sono ritrovato a fronteggiare, gli epiteti peggiori li ho ricevuti dagli scrittori stessi e dai lettori di rango superiore, quelli che affollano i forum dei nomi famosi e vanno alle presentazioni, in quei siti ho visto gente criticare le critiche fatte alle critiche dei critici. Nel 2011 la giornalista e scrittrice Laura Costantini mise su un’insolita gang per creare una raccolta di racconti che affrontasse con lo stile personale di ognuno i grandi avvenimenti dei primi dieci anni del secondo millennio. Cronache di inizio millennio, così si chiamava e la produceva una casa editrice per la quale scrivevo al tempo, Historica Edizioni di Francesco Giubilei.
C’ero io, la splendida Barbara Garlaschelli, Maurizio De Giovanni, Marino Sinibaldi, Francesca Mazzucato, Remo Bassini, Gianluca Morozzi ed era un po’ come stare in un dormitorio misto, c’era la fica del gruppo, la timida, lo sfigato e il saccente e poi c’ero io, quello che s’era imbucato.
Per gioco montai un video in cui una giornalista robot svogliata perché in redazione l’avevano messa a presentare libri del cazzo, parlava di noi dicendocene di tutti i colori.
Maurizio De Giovanni era quell’altro di quell’altro commissario di cui nessuno ricorda mai il nome, Francesca Mazzucato era la “M’ha sucato”, così la chiamavamo io e un altro paio di colleghi, perché i suoi libri c’avevano sta carica erotica e lei sto viso da mangiauomini.
Ora non è che e a me fregasse nulla di quanto fosse famosa la gang di Cronache, che quello fosse l’ex direttore della Rai e quell’altro vendesse milioni di copie, per me la gente è tutta uguale, mangia, beve, dorme, caga e si masturba, tra una cosa e l’altra gli scrittori scrivono e i contadini coltivano pomodori.
Non avevo idea che il video avrebbe fatto il giro del web e che le grandi menti della nostra generazione si indignassero. Una di esse mi scrisse una filippica su quello stupido video immorale pieno di volgarità. Le risposi: “Signora, se quello le sembra immorale, dovrebbe leggere il mio racconto”.
Che per l’appunto parlava del tizio che rapì Michael Jackson e dopo averlo vestito da donna, lo fece prostituire nel suo locale di San Bernardino. No, non è una storia vera, ma adoro parlarne come se lo fosse.
La signora continuò a insultarmi e allora chiusi la conversazione dicendole che era vecchia, brutta e senza talento, io bello, giovane e talentuoso, per questo stava attaccando bottone. Ero ironico, le stavo solo dicendo di tagliare corto.
L’indomani la scrittrice Loredana Lipperini mi sbattè sul blog del gruppo l’Espresso e Serino su Satisfiction, che insieme avevano un tanto così di mila entrate e adepti che vestivano con le magliette autografate da Umberto Eco come fosse Mick Jagger. Il microarticolo era questo: “Lo scrittore Alessandro Cascio dà della vecchia a una lettrice”.
Credetemi se vi dico che non sapevo che la vecchia fosse vecchia davvero, ho tirato a indovinare e ci ho azzeccato. Per tre giorni di fila migliaia di insulti piovvero dalle tastiere come pallottole in medioriente, alcuni volevano farmi scannare dai loro amici punk-a-bestia, altri farmi sbranare dai loro cani e altri ancora mi descrissero come un maschilista, prepotente, uno che odia le donne.
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Ora, la verità è che quando la vecchia mi diede del bamboccione e dell’idiota la feci passare, ma quando cercò di criticare un video scemo di dieci minuti come fosse una prova di regia, allora pensai di dovergliene dire un paio.
Historica l’indomani fece un annuncio: “La casa editrice si dissocia dalle parole dello scrittore Alessandro Cascio”
Poi chiuse i rapporti lavorativi con me. Colleghi ed ex collaboratori mi insultarono pubblicamente e qualche amico cercò di difendermi invano.
Ma perché tutto questo fracasso?
L’arcano in due parole.
Loredana Lipperini era all’epoca presidentessa del Premio Scerbanenco o aveva comunque un ruolo di rilievo, così l’ondata di aspiranti scrittori e scrittori pensò bene di dirle quel che probabilmente voleva sentirsi dire, perché certa gente meglio farsela amica che nemica. La stessa cosa fecero Historica e Giubilei, che al tempo mirava in alto e una scrittrice Feltrinelli poteva essere un bel trampolino di lancio, chissà che non avrebbe pubblicato con lui. Non lo fece mai.
Loredana mi porse le sue scuse quando vide cosa il suo piccolo articolo aveva scatenato, non sapeva che avevo risposto a un’offesa, che non ero stato il primo a sparare e si disse sconcertata da tutto quell’odio nei miei confronti. Serino di Satsfiction si disse estraneo all’accaduto, l’articolo era stato postato da un suo collaboratore.
Ma per mesi gli insulti continuarono altrove.
Cronache di inizio millennio vendette trecentomila copie in tutto il mondo.
Kla, la ragazza di cui vi parlavo all’inizio, non la sentii più, ma ricordo una telefonata il giorno del suo compleanno.
“Come hai fatto a scrivere un romanzo al femminile e a renderlo credibile?” mi chiese.
“Nella mia vita ho avuto decine di donne fantastiche” le risposi.
“Erano gran donne?”
“No, nel senso che erano opera della mia fantasia”.

A.Cascio

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