Gli anni di piombo… for dummies

On 15/01/2019 by alecascio

 

 

 

 

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Gli anni di piombo.
C’è sto gruppo di universitari che c’hanno vent’anni l’uno che dopo aver studiato Mao cominciano a pensare che c’aveva ragione lui, anche se loro non hanno mai lavorato un giorno e i contadini a Milano si erano estinti nel ’22.
Guardano i filmati di Che Guevara e si dicono “anche noi, anche noi”, si trovano diversi ideali e si spartiscono tra MSI, NAR, Prima Linea, Ordine Nuovo, Lotta continua, Terza Posizione, Avanguardia Nazionale, Brigate Rosse. Un po’ lì e un po’ qui, dipende dove vanno gli amici, dove c’è il bigliardino migliore e si riversano nelle strade a manifestare anche se non sanno neanche loro per cosa di preciso. Una volta per esempio, quando i radicali fecero la festa perchè era passata la legge sul divorzio, spararono a una ragazza e l’ammazzarono, che Pannella pensò: “Aspè, che c’entra questo con Che Guevara?”. Gli operai comunisti un po’ di ragione l’avevano, avevano paura di un colpo di stato, che i carabinieri acquisissero troppi poteri, se la passavano di merda e credere nel maoismo era meglio di credere in Dio, che possedeva mezza Italia e aveva un casino di agevolazioni fiscali. Ma non se ne andavano in giro ad ammazzare la gente, che dopo dieci ore al giorno di fabbrica non ti viene bene e finisce che la lisci e la Domenica non potevano perchè c’era Canzonissima. I giovani invece c’avevano tante di quelle armi che manco la corazzata Potemkin nell’omonimo film.
Insomma, non è che c’era più il fascismo ma i gruppi fascisti, le cose andavano così così al governo, neanche malissimo, ma loro avevano degli ideali e quattro peli sul viso, la lotta si faceva per una questione di principio e tra Nar e Brigate Rosse facevano a gara a chi ne ammazzava di più. Anche quando beccarono i capi scoprirono che non avevano mai fatto un solo giorno di lavoro in vita loro e i magistrati, quelli rimasti vivi chiesero: “Ma quindi a voi che vi frega degli operai?”
“Io c’ho il padre portinaio”
“Ma mica è operaio, il portinaio”.
“Ah no?”
Rapivano la gente e sparavano un po’ a chiunque, pure a Indro Montanelli che era vecchio già negli anni 70.
Fatto sta che non erano tutto sto pozzo di scienza. Feltrinelli, quello che fondò la casa editrice, per esempio cercò di piazzare una bomba su un traliccio dell’Enel ma si fece saltare in aria come un cretino o Renato Peci, uomo di punta, di spicco, che quando lo presero se la cantò subito, tanto che gli altri quattro brigatisti rimasti gli ammazzarono il fratello, ma poi il generale Dalla Chiesa li scovò e li fece fuori tutti e quattro. E non è un modo di dire, erano proprio in quattro in un appartamento pieno di bombe a mano, mitra, kalashnikov ma all’arrivo dei carabinieri riuscirono a sparare solo un colpo di pistola beccando un quadro appeso al muro che manco a mirarlo apposta ci sarei riuscito. C’è da dire che però erano bravi a stampare voltantini anche se con loghi di merda.
Un giorno un tipo che non si sa chi fosse ebbe la felice idea di ammazzare un sindacalista, uno che gli operai lo amavano (lotti per gli operai e ammazzi l’operaio, ma che c’hai nella testa, cerume?) e alla fine quelli giustamente dissero: “Brigate rosse, ma chi li conosce”. Ed è così che finirono per rimanere soli.
In poche parole erano un gruppo di deficienti che avevano scovato i depositi d’armi dei partigiani, perchè alcuni anziani lo erano stati, e si erano imbottiti. La polizia al tempo andava in giro con la Giulia, mica col Maserati, tanto che una volta un commando prima di ammazzare un magistrato ne superò una e mostrò il dito medio, lo sbirro lo guardò e quello rispose “che cazzo guardi”. Cesare Battisti era uno di loro, che non lo sappiamo bene se ha mai sparato, l’unica cosa che sappiamo è che è uno scrittore di successo pubblicato da Einaudi e che è riuscito a fuggire di prigione il giorno in cui lo piantonava Ray Charles. Gli darei sei ergastoli se avesse sette vite, solo perchè l’ultima possa passarla rimpiangendo di avere buttato nel cesso le altre sei.
Per farvi capire, prendete una vagonata di armi e datela in mano a degli universitari fricchettoni e in qualsiasi epoca, si creerà un casino per degli ideali che a vent’anni sono come le foto che ti scatti con gli amici in discoteca, le guardi dopo giorni e pensi: ma davvero portavo quei capelli di merda?
Ecco chi hanno arrestato in Bolivia, uno di quei tanti cretini coi capelli alla cazzo di cane e la faccia storta che ascoltava gl’Inti-Illimani. Qualcuno potrebbe dirmi oggi che non è andata precisamente così, che ho capito male, che sottovaluto gl’ideali, le capacità dei terroristi, ma leggete le parole di Giorgio Bocca: «A me queste Brigate Rosse», scriveva, «fanno un curioso effetto, di favola per bambini scemi o insonnoliti; e quando i magistrati e gli ufficiali dei Cc e i prefetti ricominciano a narrarla, mi viene come un’ ondata di tenerezza, perché la favola è vecchia, sgangherata, puerile, ma viene raccontata con tanta buona volontà che proprio non si sa come contraddirla».
Che in breve vuol dire: “E’ una storia così idiota piena di idioti che vi sono sfuggiti di mano, che non si può che raccontarla in modo idiota”.
Ed io è giusto così che ve l’ho raccontata.

 

A.Cascio

 

 

 

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