Merda Stampata e Gnocca fotonica – Storia vera di uno scribacchino ma con nomi fittizi

On 01/03/2019 by alecascio

Cambieremo i nomi delle persone fisiche o giuridiche per dare un po’ più di fascino alla storia e perché non diventi un affare di stato. Useremo nomi creativi che si avvicinano a quelli reali, come Vecchia, Zoccola Borghese, Faccialunga, Signor La Morte e Gnocca fotonica.
Non è una storia che racconto a molti e credo interessi soltanto agli scrittori, ma la renderemo più appetibile al grande pubblico con qualche scena lesbo d’intermezzo. Solo il mio ex editore scomparso un anno fa sapeva tutto e non ho mai pensato di raccontarla perché so che molti parlerebbero di me come il Ritchie Valens della scrittura, ma schiantatosi prima di scrivere La Bamba.
E vedete, c’è quest’aura negativa nell’arte in genere che ci spinge ad usare parole come: farcela, star, fallimento, disperazione, suicidio, droga, frustrazione, esaltazione, meteore, postumo. Lo noto specie nei più giovani, frementi ed esaltati anche alla minima vincita, annientati e disperati alla prima sconfitta.
Non è così che si tratta l’arte. L’arte non è un bancomat, non stai inscatolando sgombri per una pescheria.
Il solo fatto di esserne capace e di ricevere elogi sinceri deve bastarti, altrimenti è come se Odino spedisse il figlio Thor in guerra senza i suoi superpoteri.
Un altro Dio lo ha fatto e guardate cosa è successo.
“Sai moltiplicare i pesci e camminare sull’acqua”
“Quelli hanno spade e maceti, cosa dovrei fare, lanciargli le trote?”
Se il vostro invece vi ha graziato, ringraziate e zittitevi una buona volta.
Circa cinque anni fa, dopo due anni di intensa scrittura che mi hanno bruciato qualcosa come due centimetri e mezzo di cervello e un secolo di vita, stavo per pubblicare con uno tra i più grandi editori italiani, di quelli grossi, quelli che pagano e hanno i soldi e che chiameremo Merda Stampata.
I miei agenti ricevettero la risposta dai redattori entusiasti, specie da una di loro, quella che si “occupava” di me (per usare le sue parole) e di cui mi giravano le e-mail a sua insaputa.
“Formidabile, scrive da Dio, non riesco a fermarmi” furono alcune delle sue parole più toccanti e tutti erano felici, loro ne parlavano sui giornali come fosse cosa fatta e io stavo già pensando a come posizionare la piscina sul tetto spiovente della mia Villa a Favignana e a come darmi latitante per sfuggire alle noiose presentazioni che uno scrittore è costretto a fare per vendere di più. Ne avete mai vista una?
Ti portano in una libreria, ti danno una sedia e tu devi parlare di fronte a un gruppo di gente che non sai neanche perché sta lì. Insomma, dopo trecento pagine di parole devi aggiungerne altre e altre ancora fino a quando le parole migliori si perdono in quelle pessime di un presentatore e allora ti senti stupido come un cavallo.
<<Cindy era stregata dalla sua migliore amica fin dalle medie, lei era così piena di sè e la sua pelle pallida sembrava il soffice lattice che rivestiva le sensuali bambole di Marina Bychkova. Le si avvicinò per aiutarla a indossare il vestito rosso che le aveva prestato, la circondò con le sue braccia e per un attimo si lasciò avvolgere dagli odori della ragazza che senza pudore tirò a sè la giovane Cindy dai polsi minuti e si lasciò legare il petto nudo da una calda stretta. >>
Ora che abbiamo la scena lesbo promessa, usate la fantasia e passiamo avanti, tanto sappiamo tutti come andrà a finire.
Tornando a me, fino ad allora io ero certo che lavorando sodo e con costanza, le risposte positive sarebbero arrivate, tutti i miei romanzi erano stati recensiti positivamente e non mi era mai balenata per la testa l’idea che potessi scrivere un romanzo e mai pubblicarlo. Ad ogni lavoro un corrispettivo, come per tutti i normali lavori.
La cosa si mise meglio quando altri due editori nella stessa settimana mi contattarono, due editori medi, Casa Chiusa e Matticomio, ma che si trovano in tutte le librerie. Così me ne andavo in giro con la minchia in mano, come si dice qui, felice che il mio sudore avesse dato finalmente i frutti tanto attesi. Le vigne erano colme, gli alberi pieni di arance sbilenchi e io volteggiavo il mio bastone e salutavo le signore mostrando loro la bombetta nera e fischiettando una qualche canzone che non so quale, fate voi, tanto sapete bene che non è vero niente e che è solo un’immagine allegorica per farvi capire come stavo messo.
La grande stronzata, Porno per capre e Sangue dal rubinetto, i miei tre romanzi (titoli di fantasia) sui cinque scritti negli anni di fuoco, erano pronti per un contratto, per dirla tutta quello di Sangue dal rubinetto era già stato firmato e spedito.
Volete sapere quanto valgono i contratti firmati in editoria?
Guardatevi nelle mutande.
Se non ci fosse un poi non me ne starei qui a raccontarvi com’è andata, ma ovviamente ci furono degli intoppi.
“Ale, c’è un problema, chiama” mi scrisse Fica fotonica, uno dei miei tre agenti.
La sua voce al telefono mi fece venire l’ansia. Non ho mai considerato e mai considererò la scrittura una cosa seria, ma per lei era un lavoro occuparsi dei suoi clienti, anche perchè niente contratto niente soldi.
“Cosa c’è?”
“Eh” disse, “la Vecchia sta cominciando a fare i capricci”
“Cos’ha che non va?”
“Dice che a metà romanzo ti perdi troppo prima di ritornare sui tuoi passi”.
“Sono quattrocento pagine, anche se dovessi tornare sui miei passi tagliandone cento, dovrebbero comunque abbattere una sequoia per pubblicarlo”.
“Gliel’ho detto che esistono gli editor”.
L’ editor, per chi non lo sapesse, è quella figura professionale di solito laureata in letteratura che non sa scrivere e allora corregge i romanzi di quelli come me che sono arrivati a malapena a prendere un diploma e ancora si chiedono come sia stato possibile. Li trovi sotto i portoni di tutte le sedi editoriali, disposti a correggerti anche i messaggi su whatsapp pur di lavorare in quel mondo.
“Ale, non vuole sentire ragioni. Io penso che qualcosa in ciò che hai scritto l’abbia offesa”.
Lo dico sinceramente: tutto in “La grande stronzata” era un’offesa, si offende qualunque categoria, dal cristiano al musulmano, dal presidente al più povero dei plebei, non c’è essere umano che non venga offeso in quel libro.
<< Ho sempre avuto il sogno di diventare invisibile, così ho passato una giornata in una clinica per ciechi.>>
Ma c’era di peggio, una battuta sulla leucemia era proprio di cattivo gusto.
Scoprimmo in seguito che la Vecchia altro non era che una nota lesbica-scrittrice che si dava da fare per i diritti LGBT da quando ancora i gay li chiamavano per nome. La battuta incriminata era questa:
<<Egitto. Un uomo si fa esplodere in una moschea durante il primo matrimonio gay musulmano: il bilancio è di dodici mancamenti, trenta frangette scombinate e quindici barboncini nani dispersi.>>
Non ne feci un dramma, c’erano ancora due editori, di medio livello ma comunque importanti.
Il capo della casa editrice Matticomio, il signor La Morte, aveva appena vinto un premio Strega e scrisse testuali parole:
“E’ la cosa migliore che ci sia arrivata quest’anno”.
L’affare era concluso e io potevo tornare a gestire la mia vita, che all’incirca era fatta di me che sognavo di ricevere un sacco di soldi dal signor La Morte per andare in Giappone e vedere se le ragazze piangessero davvero durante la penetrazione o se fossero tutte delle attrici da Leone d’oro.
Faccia Lunga, uno degli altri miei agenti, mi scrisse che il signor La Morte doveva scegliere tra me e un altro e che probabilmente avrebbe scelto l’altro perché erano amici.
“Ma non aveva detto che ‘Porno per capre’ fosse la cosa migliore che gli avessero mai spedito?”
Questa volta scrissi a La Morte di persona per capire cosa ci fosse adesso che non andava.
“Posso pubblicarne solo uno per questa collana e non so, il tuo è bello ma tutto questo dover ridere per forza… “
Mi giocai la mia carta in modo sbagliato dicendogli che se avesse riso di più in vita sua non avrebbe avuto quella faccia da cadavere, sarebbe rimasto brutto ma almeno la gente non si sarebbe toccata le palle al suo passaggio.
Quando tutto il vostro lavoro va in fumo per dei capricci degli editori, cominci a pensare che inscatolare sgombri non sia poi questo grande sacrificio. Scatola, sgrombro, olio, chiudi scatola… e a fine mese ti porti a casa i tuoi milleduecento euro che con un po’ di parsimonia la piscina te la fai lo stesso.
La casa editrice Casa Chiusa che si disse sbalordita dal mio Sangue dal rubinetto era gestita da Zoccola Borghese, di qualche anno più piccola di me e che si definiva “più importante degli scrittori, perché era lei a decidere chi poteva pubblicare e chi no”.
Il nostro rapporto cominciò a farsi piuttosto intimo nonostante non volessi proprio avere a che fare con donna capace di mettere la cultura letteraria sopra tutto.
Uno scrittore è spesso un uomo che racconta come le cose più fiche della vita siano alcol, sesso e follia. La scrittura è solo un mezzo gestito dalla follia per vantarsi di quanto sia bello scopare e ubriacarsi. Ora immaginate lei, con la sigaretta in mano e il suo Apple Martini a parlare di quanto fosse bello il libro di Primo Senzazionale che ci sensibilizza sulla condizione della donna nei territori caucasici.
Quando mi venne a trovare a Palermo io le diedi buca.
Me la fece pagare scrivendomi una lettera lunga un chilometro in cui si disse offesa dal fatto che avessi pubblicato un pezzo del romanzo nel mio blog quando il contratto, che avevo già firmato, parlava chiaro: non dovevo aver pubblicato il mio romanzo né in modo cartaceo né multimediale.
“Ma era un cazzo di estratto, una pezzo di un pezzo di un pezzo di un capitolo”
“No, no, non si fa così”.
Fatto sta che dallo scrittore più in voga del mese di Aprile passai al più rifiutato nel giro di qualche settimana. Avevo passato due anni a lavorare, a fare solo quello e non avevo ancora una piscina e una Villa.
Un mio amico scrittore mi disse che avrei dovuto scoparmela, che non era neanche brutta: “Una bottarella, un paio di complimenti, prendevi i soldi e scappavi”.
“Avrei dovuto prostituirmi quindi?”
“E’ il sogno di tutti gli uomini e tu che ci sei dentro ti lasci scappare l’occasione”.
Decisi allora di prendere tutti e cinque i romanzi e di chiuderli in un cassetto e da allora decisi che quel mondo non facesse per me, che avrei scritto per qualche rivista del settore, per qualche editore minore ma con più rispetto per il lavoro altrui e che in fondo mi ero preso il mio mese e mezzo di gloria e tanto bastava a un uomo poco incline alle luci della ribalta.
Quando lasciai i miei agenti Gnocca Fotonica mi scrisse una mail strappalacrime.
“Quindi è finita? Ma grandi editori e grandi scrittori ti hanno elogiato, hai visto tu stesso, no?”
Vi spiego una cosa semplice della vita: gli elogi non pagano i viaggi intorno al mondo, una modella napoletana con la quarta di seno e la faccia da Shakira non viene a letto con te perché sei l’uomo più elogiato d’Italia e quella maledetta piscina spiovente non si paga coi complimenti.
Iniziai a scrivere per Consorti, un uomo semplice, bello dentro, mi amava alla follia e ogni scritto che gli mandavo per lui era un regalo. Prima di morire mi disse che sarei diventato grande e gli risposi che si è grandi quando si riesce a emozionare anche una sola persona e lui mi rendeva fiero di me stesso. Per anni mi portò in giro per la nazione, per le grandi fiere del libro, al Salone del libro di Torino, Pisa, mi fece scrivere per Milano Libri e mi diede sempre molto spazio creativo e la prima pagina nella sua rivista. Non era un editore né un agente, ma un papà e mi reinsegnò l’amore per la scrittura che tutti quei lustrini e quelle grandi personalità mi avevano tolto.
Ma non ho ancora quella dannata piscina, un piccolo prezzo da pagare per una grande passione.

AC

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