I crononauti

On 08/07/2020 by alecascio

Da sempre si è sostenuto che se l’uomo potesse correre alla velocità della luce potrebbe viaggiare indietro nel tempo. Un ricercatore della Iowa University ha tuttavia dimostrato che se anche l’uomo ne fosse capace, sarebbe consigliabile evitare perchè gli esploderebbe il cuore dopo un centinaio di metri e probabilmente gli si frantumerebbero i legamenti delle ginocchia.
E’ quindi probabile che qualcuno abbia già le capacità di viaggiare nel tempo, ma non lo fa perchè ne morirebbe.
E’ anche possibile che molti degl’infartuati che ci hanno lasciato troppo presto siano stati in realtà dei viaggiatori nel tempo senza buonsenso e che il momento in cui li abbiamo trovati privi di vita sia antecedente al momento in cui sono deceduti.
“Lo ha detto lei al bambino?” mi domandò lo sbirro senza divisa.
“Sì, pressapoco, gliel’ho spiegato in maniera più semplice”
“Sa che è reato spezzare le gambe a un cadavere, vero?”
“Non mi avrebbe mai creduto se non l’avessi fatto”.
Mi feci quindici giorni di galera per quello ma dissi a Tito che erano per via di una multa non pagata.
Dal giorno della morte di suo padre non fa altro che allenarsi perchè sostiene che se lui era stato capace di vedere il futuro anche solo per un istante, il figlio avrebbe per forza dovuto riuscirci.
Mi faccio un toast con la mayonese, poi riempio un bicchiere di succo di arancia e chiedo a Tito se ne vuole un po’.
“No” risponde seccato.
Esco sul viale e gli dico di usare le scarpe che gli ho comprato a Natale, quelle lo faranno correre più veloce perchè hanno l’aria dentro.
“Le ho già addosso” risponde e poi comincia il suo su e giù in cerca dello scatto perfetto.
“Non è ereditario, io ero suo fratello e guardami, non riesco neanche a salire le scale senza che mi venga il fiatone”.
“E invece io ci riuscirò ti dico. Tu non sei suo figlio”
“A che pro, vedresti solo un miliardesimo di secondo, il tuo cervello non lo percepirebbe neanche”.
“Quelli dell’Aiwa non sanno quanto abbia corso, non possono saperlo”
“Iowa, l’Aiwa faceva videoregistratori”
“Cosa deve saperne una che fa videocomesichiamano di come si viaggia nel tempo”.
E poi di nuovo, su e giù per il viale urlando “fruuuush” per enfatizzare la corsa.
Magdalene ha mal sopportato la mia scelta di tradurre in magia il lutto di Tito, ma sono un tipo impulsivo, mi faccio prendere dalla narrazione specie quando devo spiegare il mondo ai bambini. Dalla narrazione e dal vandalismo, se è proprio necessario.
“Era tuo fratello, io non riuscirei neanche a… Cristo Santo ma come ci sei riuscito?”
“Cosa vuoi che faccia? L’ho fatto, mi è saltato in testa e l’ho fatto, non vorrai rinfacciarmelo per tutta la vita spero”.
“Lo farà lui quando crescerà”.
Poi apre le tende e mi dice di guardare mio nipote e di provare almeno a sentirmi in colpa. Ma sapete che c’è? Non ha pianto un solo giorno, nanche al funerale, per lui il padre è stato un crononauta, un superuomo che ha provato a fare la storia.
Come potrei sentirmi in colpa?
“Diglielo” mi ordina Magdalene.
“Non intendo farlo”
“Un giorno te ne pentirai” mi sgrida a bassa voce mentre Tito si dirige verso di noi con un viso crucciato.
Mi faccio un toast con la mayonese, poi riempio un bicchiere di succo di arancia e chiedo a Tito se ne vuole un po’.
“No, no, no, non mi piace la mayonese” urla.
Esco sul viale:
“Dovresti usare le scarpe che ti ho comprato a Natale, quelle hanno l’aria dentro, ti faranno correre più veloce”.
Mi segue come un apostolo segue un gesùcristo ma è lui il Dio tra noi o almeno così crede.
“Aspetta, tu questo lo hai già…”
Fissa un punto imprecisato del palazzo di fronte, pensa e mi dice che non immaginerei mai cosa sia successo. Poi mette una mano sul petto ed esclama: “Il mio cuore sta benone”.
“Non è ereditario” gli rispondo.
Sfreccia sul viale con un sorriso a trentadue denti.
Mi sento tirare per un orecchio e la guancia destra si fonde con il cuoio capelluto.
E’ Magdalene.
“Un giorno te ne pentirai” mi dice.
“Aspetta, tu questo lo hai già…” rispondo imitando la voce di Tito per quanto il mio timbro baritono me lo consenta.
“Non dire stronzate” ribatte Magdalene, “avrai fatto qundici passi in tutta la giornata e sono già le undici e un quarto”
Poi si siede sulle scale accanto a me ad ammirare la bellezza di un bambino che sogna. Io lo ammiro, per essere esatti lei se ne sta cupa a temere il futuro prima che arrivi.

AC – I crononauti (Da: Rivista Inchiostro, 2020)

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