Irriverence story: una settimana di ascesa e discesa di uno scrittore a cui non gliene frega un cazzo in generale

On 08/10/2012 by alecascio

Lunedi. Lo scrittore Alessandro Cascio esplode con un monologo teatrale di venti secondi.
Diventa un caso letterario.

-Crockett-

“Io e mio figlio viviamo a Crockett, in Texas. Los Angeles e Miami sono città per donnine e checche! Crockett, quella sì è una città per veri uomini. Sei mai stato a Crockett amico? Ci sono solo vacche e cavalli e l’aria sa di scoregge. Quando esci di casa devi portare gli stivali a mezza tibia se non vuoi affondare negli sputi. Camminiamo tutti armati e ci procuriamo il cibo cacciando a Crockett, in Texas”.
“Potrei trasferirmi allora, trovare un lavoro, una donna”.
“No, per le donne noi andiamo a Los Angeles e a Miami. Ti ho detto che non ci sono donne a Crockett”.
“E allora, tuo figlio?”
“Amico, quella giumenta in calore che l’ha partorito ha fatto un ottimo lavoro, non è così? Guarda che spalle, guarda che dentatura!”
“Hai appena detto che non ci sono donne, a Crockett”.
“E chi ha parlato di donne? Ma mi ascolti quando parlo, amico?”

Fine

Martedì, le TV e le riviste lo vogliono, i marchi fanno a gara per averlo, il pubblico è in delirio.



Attenzione: nella realtà, Alessandro Cascio potrebbe non essere perfettamente somigliante all’uomo in copertina.

Mercoledì, intervistato da Gigi Marzullo, si fa trovare ubriaco e rilascia dichiarazioni sconcertanti.

Giovedi. I giornali lo prendono di mira, i lettori lo odiano, il gossip lo bersaglia.
Le intenzioni di Cascio sono quelle di diventare una nuova icona letteraria che faccia dimenticare grandi scrittori come Hemingway e Dio.
Ecco le foto rubate di Villa Shovinskij.

Venerdi. Per riabilitare la sua immagine, Cascio scrive un racconto breve per una rivista porno amatoriale. Ma questo non giova alla sua reputazione.

Da Dietro

Katy alla sua età è ancora vergine, è un Juke Box che accetta solo monetine e io da mezz’ora sto cercando di far suonare Marvin Gaye con un vecchio doblone spagnolo.
“Fa piano”, mi dice e, sudato fino alle ginocchia, le rispondo che:
“Non sono l’arcangelo Gabriele, se lo fossi ti tramortirei con i miei poteri e al risveglio ti farei credere di non averti toccata, ma qui, Katy, bisogna fare alla vecchia maniera dei minatori”
E’ il modo migliore per ingannare Dio, è come camminare contro mano, è la rivalutazione estetica delle fogne tramite romane architetture ed etrusche ingegnerie, è la Cloaca Maxima fusa al Pantheon, non è menzionato nella sacralità del corpo, è comodo, non ha né età né sesso ed è il più antico contraccettivo, il migliore tutt’oggi esistente.
Mi spengo e mi accascio su di lei che ancora cagna sul pavimento mi dice che da dietro non è amore, che se non puoi guardare una donna negli occhi, se non puoi baciarla mentre lo fai, non è amore.
Così ritorniamo al punto di partenza a destreggiarci tra i pretenziosi occhi, la santa vagina e baci enigmatici, laddove il sesso acquista un senso oltre la carne perdendo metà della sua sostanza.

A. Cascio – Da: L’infinita bontà di Jesus Maria Escobar

Fine

Sabato. Senza più alcuna credibilità letteraria, si dà al cinema e si perde nella pochezza di Hollywood scrivendo sceneggiature per pellicole di comunicazione di massa.

Domenica. Ma il pubblico dimentica spesso le sue icone, sia negative che positive e Alessandro Cascio scompare per sempre dalle scene. Nessuno sa che fine abbia fatto, alcui pensano che sia stato rapito dagli alieni.

Sono in molti a credere che tornerà presto, altri invece, sostengono che sia già qui tra noi sotto falso nome e che controlli la nostra mente con racconti e romanzi sporchi, blasfemi e cinici. Intanto, nei pressi di Palermo, alcuni scritti ironici sono stati ritrovati come per incanto in alcune piccole riviste locali. Per gli esperti è impossibile risalire all’autore.

Tossicittà

A un certo punto della nostra vita bevevamo così tanto che l’eccesso era non bere e il trip la realtà. Uscimmo dalla discoteca in cui eravamo rimasti per tutto il tempo e decidemmo di farci una dose di normalità per provare un nuovo viaggio in sintonia coi tossici del mattino. Andammo in alcuni degli stravaganti locali in cui si riunivano quelli fatti di routine: uffici, chiese, banche, negozi. La maggior parte di loro viveva in uno stato catatonico e in balìa di comportamenti compulsivi: timbrare, comprare, battere, firmare. Altri, inghiottiti da malsane alterazioni della coscienza e da un’ingestibile perdita di consapevolezza, parlavano con esseri inesistenti, oggetti, quadri e monumenti di pietra. Chi si faceva di quella roba rischiava un bad trip e non ne usciva più per sempre cadendo nell’ansia e nella depressione. Molti morivano giovani in preda a laceranti angosce, chi invece arrivava oltre si friggeva il cervello in un permanente flashback. Uno dei nostri scomparve per giorni, lo trovammo a osservare una scatola di plastica con lo sguardo assorto. Disperato lo presi tra le braccia e lo portai al petto chiedendogli per favore di smettere finché poteva, gli portai alla bocca una boccetta di Southern special e gli accarezzai la gola per farglielo andare giù in fretta. Ne uscimmo tutti illesi quella volta e mai più ci venne in mente di provare, perché la vita forse non era stata quel miraggio sperato, ma era l’unica cosa che avevamo e non l’avremmo mai sprecata, l’avremmo consumata goccio per goccio.

AC – Allan Shovinskij

E tutti oggi si chiedono …


FINE

 

 

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