Io, il vino e il principe

On 23/04/2023 by alecascio
“Hai un odore divino” mi disse la sua amica.
Ma intendeva dire che puzzavo d’alcol.
Avevo bevuto un litro di Bergeutoit del ’96.
Fece la smorfia da gattina.
“Il mio numero preferito è il 69″, miagolò.
“Anche il 96 è una posizione del Kamasutra”
“Sì? E’ in cosa consiste?”
“Nel mettersi schiena contro schiena e scorreggiarsi sulla nuca”.
Mi guardò disgustata col suo calice di Carnel Trois del 71 e andò via lasciandomi con la mia esperta desgustratice lì a chiedermi:
“Lo senti il retrogusto di noce moscata e pesca?”
“Sa dell’acido di stomaco quando torna giù dopo aver percorso l’esofago per metà”.
“Quel vino era chiuso da trentanni, sai”
“C’è un motivo se per trentanni nessuno si era azzardato ad aprirlo”
Controllo la scadenza, trovo solo poesie sulla viticultura e stampe scolorite di vecchie incisioni di Alexander Keirincx.
Prendo delle bustine di zucchero dall’angolo caffè e le riverso nella brodaglia rossa per darle gusto ma è un buco nero, assorbe e comprime ogni molecola dolciastra fino a farla collassare su se stessa.
Al 97,4% della gente che beve vino il vino non piace, è una statistica provvisoria che aspetta di essere palesata da uno studio di uno studente fuoricorso di Harvard.
Ogni sorso ti tramuta la lingua in cartavetrata, è come spremersi un limone sulle sclere, ma è l’unica bevanda a disposizione in questa meravigliosa tenuta del principe De la Tour. Un uomo distinto, vestito di bianco, pessimo colore per girare tra ubriachi, porta un Fedora di tutto rispetto e ha dei modi regali.
“Mi dia un sorso di Berjean dell’81 o anche del Mergennes, fa lo stesso”
“Non credo esistano questi vini, sta inventando nomi sul momento”
“Mi dia quello col nome che ci si avvicina di più”
“Abbiamo del Merge o del buon Bergianti italiano”
Provateci anche voi, scrivete un nome a caso che abbia l’aria da francese spocchioso su un tovagliolino di carta e poi cercate su una lista di vini pregiati, ne troverete uno con un nome simile.
Provateci dico.
Provo io per voi.
- Orange Misage
- Borlot Cheveur
- Damien Goulè
- Boronne
- Carpignon
Vediamo un po’.
- Grange Hemitage
- Merlot
- Domaine Romainée
- Cantina Boron
- Carillon
Cinque su cinque. Non sbaglio un colpo, se sussurri o impasti qualche lettera puoi passare per esperto solo sparando a casaccio.
Bevo quel che mi ha dato, faccio così con la lingua, tiro su col naso, giro e rigiro e dico:
“Ha un retrogusto di dioica di valle”
Mi dice che ci sono andato vicino, è comunque un floreale.
Io gli avevo praticamente detto che sapeva di ortica ma con nobili idiomi.
Lui sembra un membro dei Romanov, io un rivoluzionario Soviet tornato indietro nel tempo con la sua Da Loreachev per sterminargli la famiglia.
Gli chiedo se ha del whisky e del succo d’arancia per allungarlo, mi invita a seguirlo e mi dice che aveva subito capito che non fossi un tipo da vino.
“Sì, credo che l’unico sapore rimasto fedele all’acino originale sia quello dei semi quando li mastichi per errore. Avete provato a toglierli?”
Nella sua cantina ha delle bottiglie, vorrei baciargli le scarpe per quanto è gentile, ma non devo scordare il motivo per il quale ho viaggiato piegando lo spaziotempo con un’auto a neutrini, non devo affezionarmi troppo alle mie vittime.
“Jack Daniel’s o Jhonny Walker” mi domanda.
“Vede” gli dico, “vede che nomi cazzuti hanno i whiskies? Rudi, colmi di acredine nei confronti del genere umano, rissosi e risoluti, nell’etichetta è scritto: questa roba uccide ma prima ti farà vivere come si deve.
Oppure: la buona salute è una grave malattia che colpisce chi ha smesso di divertirsi.
Mi sorride.
Brindo alla sua salute e a quella di tutta la sua casata.
- Jimmy Berk
- Nicky Bullet
- Allan Gardner.
Dico.
Lui mi domanda: “Chi sono?”
“Nulla, è un gioco che faccio sempre con i nomi dei whisky”
Poi controllo il cellulare.
Tre su tre. Sono un vincente.
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