U Cafè cu zuccaru (saggezza popolare)

On 17/08/2012 by alecascio

Non sono sempre un cinico bastardo, sapete? Ogni tanto, un paio di volte l’anno mi prendo una pausa e mi apro al mondo. Ed è giusto per quello che poi torno cinico e bastardo. A me non importa molto di come stanno gli altri, non passo il tempo a sincerarmi che le loro fisime non li consumino, perchè per me la morte è l’unico vero problema, specie se non hai vissuto una vita all’altezza delle tue aspettative.
Io quando credo di avere un problema penso a un bambino leucemico di un reparto oncologico e allora mi sento un verme e di colpo torno a rispettare la vita. Perchè è per quello che si deve star bene o se proprio non ci si riesce, si deve accettare il proprio malessere e cercare di uscirne a piccoli passi: per rispetto.
Non sprecate amori e amicizie, non gettate via la vostra dignità per orgoglio: l’unica cosa che conta è la sincerità. La vostra sincerità smaschera i meno puri di cuore e li mette alla prova, il vostro amore mostra la pochezza di certe anime: ciò che date agli altri lo date una volta a loro e due volte a voi stessi.
L’altro giorno ero seduto sulla panchina della mia veranda con un anziano camionista di ottant’anni circa, un tipico siciliano di zolla. Mi chiede se ho la ragazza e io gli rispondo che ci provo, ma viviamo in un mondo difficile e viziato. Sorride e guarda la terra che circonda casa mia.
“Hai la caffettiera che ci prendiamo un bel caffè?” domanda.
Rispondo che: “Io non ne prendo, mi sa di amaro anche quando ci metto lo zucchero”.
Mastica un po’ a bocca vuota perchè sentiva già l’aroma della moka e dopo una lunga pausa dice:
“Figlio mio, mia moglie ha passato una vita da reclusa per questo cretino che vedi di fronte a te e per altre sette teste pazze che sono i miei figli. La casa è stata la sua galera e io se avessi ancora anni da vivere glieli renderei indietro e le direi ‘tieni sangue mio, goditeli che te li meriti’. Io fossi stato lei, uno come me lo avrei sbattuto fuori di casa il secondo giorno di nozze, non il primo, perchè lei è una donna educata, ma a dire la verità anche all’educazione c’è un limite e due giorni bastano e evanzano. Poi però guardando bene, ho notato una cosa che mi ha fatto capire che in realtà il suo è amore. Io mi alzo presto la mattina, faccio i viaggi o vado in campagna. Lei non avrebbe motivo di alzarsi con me, ma ogni giorno da quando ci siamo sposati, alle cinque meno dieci è in piedi a farmi il caffè. Io gliel’ho detto cento volte che il caffè posso benissimo prenderlo al bar, ma lei mi risponde sempre che come lo fa lei nessun bar lo potrà mai fare. Lo sai perchè? Per l’amore che ci mette.
Mia moglie è una santa donna …
Ascolta me, se una ragazza si alza prima di te per farti il caffè, sposatela, anche se non ti piace il caffè, impara a prenderlo. Se lo fa una donna che ti ama è sempre dolce, il caffè, non hai neanche bisogno dello zucchero.”*

E’ puro partinicese, ma se non le leggete in lingua originale non potete mai sentirlo vostro. Anche se non capite tutto, provate e vedete quanto poesia c’è in realtà nell’ignorante. Io d’altronde è per questo che scrivo.

*”Figghiu meo, me mugghiere fici na vita ri stari ‘ngalera pi stu babbu chi c’hai ravanti e pi d’avutri sette foddi ri me figghi. La casa ha statu a so galera e s’io avissi ancora anni ri viviri, ci turnassi tutti e ci risissi ‘teni saggu meo, goritilli ca ti meriti’. Fussi idda uno com’ammia l’avissi ittatu fora u secunnu iornu ca ni maritamu, picchi idda eni arucata, ma chiddu chi bero è bero, ru iorna r’arucazioni vastanu e assuvecchianu. Poi però taliavi bonu e notai na cosa chi mi fici accapiri ca idda lu fa pi l’amuri chi avi. Io mi susu a matina quannu agghiorna, picchi fazzu li viaggia o a li voti mi ni vaiu in campagna. Un c’ene motivo ri susisi cu mia, ma ogni ghiornu ri quannu ni maritamo ai cincu menu reci è susuta a farimi u cafè. Io ci l’a rittu centu vote ca u cafè mu pozzu pigghiari au bar, ma idda m’arrispunni ca com’u fa idda u bar u mo pu fari mai. U sai picchi? Pi l’amuri ca ci mette.
Mi mugghiere ene na santa donna …
Senti a mia, se na picciotta si susi prima ri tia pi fariti u cafè, maritatilla, puru s’un ti piaci u cafè, accumincia a pigghiaritillu: s’u cafè u coci na fimmina ‘nnammurata i tia, sempre ruci ene, unn’hai bisognu mancu ru zuccaru”.

Alessandro Cascio

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