Cose Splatter

On 17/08/2012 by alecascio

Mi sentivo solo così ho comprato un beagle di razza. Ma non parla perciò accendo la Tv e la tengo sul canale di calcio per tutto il giorno. Non è il massimo come compagnia ma così sembra di avere un cane che parla di sport.
Tra una solitudine e un’altra ho scritto un romanzo che parla di come il mondo va a puttane perchè non sappiamo allevare i nostri figli, di come la nostra cattiveria e la nostra ipocrisia arrivi ai bambini senza che neanche ce ne accorgiamo e quando quelli diventano dei piccoli “Splatter Baby” noi alziamo le mani e diciamo “oh, io ho fatto il possibile, figlio snaturato, non ha preso per niente da me” e invece è la vostra copia sputata, forse meno ipocrita visto che lui ammazza e voi invece lo pensate soltanto, che lui si droga e non si nasconde mentre voi la vostra droga la prendete in farmacia per sentirvi apposto con la coscienza, vi nascondete dietro al marchio dell’istituto nazionale della sanità.
Gli psichiatri ti fanno uscire dal tunnel della droga e ti danno degli psicofarmaci per gestire le tue emozioni.
Chiedi loro: “Hey friend, che differenza c’è? Ero in un tunnel e adesso sono in un altro tunnel”.
Ti rispondono: “Ma questo tunnel ha il marchio, non vedi?”.
Anche le sigarette hanno il marchio, il marchio è il potere, impossessarsi del marchio ti renderebbe invincibile. Se metti quel marchio nel culo di un prete allora a quel punto incularsi i preti diverebbe legale.
“Che vuol dire che ha il marchio, è droga!” urli al dottore.
“Ma con questa droga ci guadagnamo noi psichiatri, noi farmacisti, con l’altra invece gli spacciatori dei quartieri poveri che coi tuoi soldi ci comprano il pane e ci pagano l’affitto al quartiere somalo”.
“Ma tu ce l’hai già il pane, man.”
“Sì, ma con la nostra droga hai assistenza, possiamo seguirti, gli spacciatori invece ti danno quello che vuoi fino a quando tu dai a loro quello che vogliono”.
“E tu che vuoi, amico?”
“Cento euro a seduta e 30 euro a flacone”
“Ma io non ce li ho tutti sti soldi”.
“Non preoccuparti, il primo è gratuito”.
E poi ti gettano in mezzo a una strada, con una dipendenza da Xanax, Valium, Zoloft, Prozac e qualche altro composto con il nome di un supereroe dei fumetti.
Dicevo che il romanzo lo avevo messo nel cassetto perchè dei critici mi avevano detto “per Dio, Cascio, ti farai dei nemici” o “non credi che sia esagerato?”. Idiota, se non credessi di esagerare non scriverei neanche (so che molti lo fanno, molti lo fanno, gli scrittori più venduti). L’ho buttato in un cassetto e mi sono detto “ma vaffanculo, non valete un solo pensiero sincero” e me ne sono andato in Africa e in Portogallo per qualche mese. Thomas Fazi quello di Fazi Editore che prima si montava Melissa P mi disse “Cascio, il finale è scontato” e io gli ho risposto: “Anche la storia dell’editore che si monta la ragazzina che vuole fare la scrittrice è scontata, ma ve la spassate alla grande comunque, non è così?”.
Il romanzo inizia dal finale, il finale si trova nella prima pagina, te lo dico in anticipo, grazie che è scontato, sei scemo?
Questo lo penso, ma poi penso anche che magari è scemo sul serio e dare dello scemo a uno scemo per davvero è di cattivo gusto. Un giorno viene Sacha Naspini e mi dice:
“Ale, possiamo pubblicarlo Splatter Baby? Sbanchiamo!”.
E io: “Dai Sacha, lasciami stare fratello, basta, sto ritirando tutto dal mercato perchè mi sono rotto le palle, voglio vivere di musica e fare l’amore, le parole sono come il fuoco, sono forti solo se bruciano qualcosa, una fiamma accesa somiglia a un gruppo di persone che vogliono afferrare l’aria ma non ci riescono e invece la musica … è l’aria e nessun fuoco potrà mai bruciarla”.
Ok, questa ultima cosa dell’aria non gliela dico, ma solo perchè sembrerebbe folle detta fuori contesto.
Sacha Naspini dice: “Guarda che è forte, lo abbiamo letto con la mia tipa e la scena in cui la madre della ragazzina infila gli spilli nei vestiti fa venire i brividi. Io voglio pubblicarlo”.
E io: “Dai, davvero, non mi va e poi pensa a scrivere, non pensare a me”.
Lui mi dice “no” io “è meglio”, lui “non fare così” e io “vai per la tua strada” e nella mia testa siamo in un colossal anni ’50 lui è Brigitte Bardot e io me la scopo, così mi masturbo e torno a scrivere.
“Sachghsa credimmi chhe …”
Poi mi accorgo di non stare dicendo niente e vado a lavarmi le mani perchè non so come, a me gli scottex si sfondano sempre, li penetro troppo affondo, uso scoparmi con violenza. Quei fazzolettini non li amo come una volta, li dovrebbero fare al profumo di donna, dovrebbero odorare di Channel N5 per tornare ad amarli sul serio come quando ero ragazzino.
Ora, venivo da un divorzio con un editore e dalla diatriba con un gruppo di pseudoscrittori e giornalisti che si erano detti inorriditi perchè avevo dato della “vecchia” a una che vecchia lo era sul serio, era anche piuttosto stronza, una di quelle che se sei ubriaco e la vedi per caso per strada la pesti e speri di farla franca come tutti quelli che vanno a Matrix e Quarto Grado (che poi, Stasi no, Amanda no, Sollecito no, lo Zio Michele no, ma insomma, ci avete fracassato le palle per anni, almeno buttateli in galera alla fine, dateci un finale, incolpate un extracomunitario, ma non lasciateci senza un finale). Così l’amica scrittrice della vecchia, un’altra vecchia, aveva minacciato tutti che non avrebbe permesso a nessuno di leccarle il suo bel culone letterario per il Premio Scerbanenco se non mi avessero “boicottato”. Mi hanno boicottato, perfino l’editore che mi doveva due soldi. Una schiera di mezze seghe impaurite per il loro futuro mi attaccarono sul Facebook di Satisfiction (ma Serino non ne sapeva nulla, lo aveva lasciato in gestione a un ragazzetto che voleva diventare scrittore perchè lui c’aveva da fare) e su Blog e profili dicendo che mi avrebbero fatto mangiare dai cani, che sono uno scrittoruncolo, un violento, che tratto male le donne.
Tutte cose vere eh, ma sapete com’è, più le cose sono vere, più non te le vuoi sentire dire. E’ come quando dai del frocio a un frocio, della vecchia a una vecchia e del negro a un negro e quelli si incazzano. Così li chiami gay, anziani e neri che vuol dire froci, vecchi e negri, ma funziona così, che una parola più la metti al bando più diventa offensiva, anche se non vuol dire un cazzo. Se ogni volta che un handicappato cade dalla seggiola tu fai il verso del Koala, di punto in bianco il verso del Koala diventerà ingiurioso per tutti gli handicappati e Cristo Dio, credetemi, non gliene fregherà più un cazzo a nessuno se quelle povere bestie sono in vie d’estinzione, la caccia al Koala diventerà sport nazionale in Australia, durerà poco, ma sarà molto praticato.
Scrivo a Gordiano Lupi, con cui avevo litigato e gli dico: “Senti, questo ragazzo, Sacha, mi ha dimostrato più amore di mia madre, lo pubblichiamo?”
Lupi mi dice: “Ma perchè abbiamo litigato?”
Gli rispondo: “Tu avevi una scala reale a cuori, io a fiori, tu pensavi di aver vinto, io invece sapevo che due scale reali dovessero spartire il piatto, così ti ho spaccato un posacenere in testa gridandoti che mi scopavo tua moglie e tu mi hai risposto ‘ah sì, anch’io’ e io ‘ti scopi anche tu tua moglie?’ e tu ‘no, volevo dire che non sei l’unico’ e io ‘vuol dire che altri si scopano tua moglie?’ e tu ‘no, vuol dire che anche io mi scopo la tua’”.
Per la cronaca al tempo non sapevo che Gordiano fosse sposato, sono cose che si dicono mentre si gioca a poker in un bordello di Livorno, nessuno si scopa la moglie di Gordiano, neanche lui.
Io non ero sposato, insomma, non nel vero senso della parola: sì, ero stato con una ragazza romana e sì, avevamo condiviso una casa e sì è vero, eravamo andati in chiesa e avevo risposto “lo voglio” alla domanda del prete. Ok, le avevo dato un anello e avevamo avuto un bambino ma, che cazzo, da lì a definirmi sposato, era una esagerazione. Così mi facevo una rumena e una francese.
Lo abbiamo pubblicato il romanzo, si chiama Splatter Baby e se pensate che io non abbia nulla da dire, che quelli devono andare avanti nell’editoria italiana siano i vostri parenti che pubblicano per Il Filo e Gruppo Albatros, se vi offendete per nulla, se pensate che non c’è posto per chi bestemmia nella letteratura allora, Cristo Dio, non compratelo affatto, ma se volete farmi fare carriera, se vi piace, vi diverte tutto questo, allora non dovete neanche smuovere quel vostro culo piatto dalla sedia, dovete andare su www.ibs.it e cliccare sul romanzo Splatter Baby, vi arriva a casa, date 12 euro al postino e come dicevo a una tipa tempo fa, se proprio vi fa cacare lo regalate a uno che odiate. Altro non posso dirvi, evitiamo tutto quello spam, tutti questi volantini, scambio e-mail, presentazioni, rompono il cazzo a me quanto a voi, compratelo e basta. Questa è l’unica presentazione ufficiale che farò.
Arrivederci e buone feste a tutti.

Alessandro Cascio

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